Qualche tempo fa ho letto un libro molto carino che, tramite
metafore, aiuta a riflettere in merito alla consapevolezza che abbiamo della
realtà che ci circonda e dei comportamenti che mettiamo in atto quotidianamente.
Oggi, cercando un altro libro, mi è capitato per le mani e
così ho pensato di condividere una di queste metafore sul blog…
Il libro è di Olivier Clerc e si intitola “La rana che finì
cotta senza accorgersene”.
“Immaginate una
pentola piena di acqua fredda e dentro una rana che nuota tranquillamente. Si
accende il fuoco sotto la pentola. L’acqua si riscalda pian piano. Presto
diventa tiepida. La rana trova la situazione piacevole e continua a nuotare.
La temperatura
comincia a salire. L’acqua è calda, un po’ più calda di quanto piaccia alla
rana ma per il momento non se ne preoccupa più di tanto, soprattutto perché il
calore tende a stancarla e stordirla.
L’acqua ora è davvero
calda. La rana comincia a trovarlo sgradevole ma è talmente indebolita che
sopporta, si sforza di adattarsi e non fa nulla.
La temperatura
dell’acqua continua a salire progressivamente, senza bruschi cambiamenti, fino
al momento in cui la rana finisce per cuocere e morire senza mai essersi tirata
fuori dalla pentola.
Immersa di colpo in
una pentola d’acqua a 50°, la stessa rana salterebbe fuori con un salutare
colpo di zampa.”
Questa metafora ci fa capire come il peggioramento di una
situazione o della nostra condizione personale, se avviene in maniera
abbastanza lenta e si sviluppa sul lungo periodo, non provoca in noi alcuna
opposizione, perché non ce ne rendiamo neanche conto, in quanto il
peggioramento avviene in maniera lenta
ed impercettibile. Perché man mano che la situazione peggiora, anche la
percezione di tale peggioramento viene meno, perché più si è stanchi e più
aumenta la fatica e meno si ha coscienza del declino. Quando ormai la
situazione è diventata insostenibile, vorremmo rapidamente tirarcene fuori,
come la rana vorrebbe uscire con un balzo dalla pentola, ma siamo talmente
indeboliti che non abbiamo la forza per farlo e le soluzioni che applichiamo non
sono efficaci.
Tutto ciò è riscontrabile osservando l’oscurità morale e
spirituale dell’attuale società in cui viviamo, il degrado ambientale,
l’abbruttimento delle persone e dei rapporti umani, la scomparsa della morale e
dell’ etica. A livello sociale, assistiamo ad un declino dei valori etici e ad
un degrado della società, ma il cambiamento è così lento che pochi lo
percepiscono e si indignano per questo. La nostra società materialista e
consumistica ci sta “cuocendo” lentamente con il suo slogan del “tutto subito e
senza sforzo”, abbruttendoci con i suoi programmi televisivi stupidi e
mediocri, distraendoci ed addormentando la nostra coscienza che così non
percepisce il lento ma costante degrado. E le persone, come docili rane, si
lasciano convincere a restare nel loro brodo, senza neanche accorgersene.
Da un punto di vista ambientale, la metafora della rana è
riscontrabile nell’inquinamento graduale del Mondo, con gli scarichi quotidiani
di gas nocivi nell’aria, con l’avvelenamento dei terreni con pesticidi e
fertilizzanti chimici, con l’inquinamento dei mari, senza che le persone si
rendano conto veramente dell’ avvelenamento che ci stiamo auto-infliggendo.
Anche a livello personale questa metafora può trovare
riscontro ad esempio nelle relazioni di coppia, che spesso si deteriorano in
maniera lenta e progressiva; le incomprensioni ed i rancori si accumulano negli
anni, con trascuratezza, senza che gli si dia importanza, senza che si cerchino
soluzioni, fino a che la relazione diventa invivibile. Le relazioni umane necessitano di cura e di
attenzione per restare soddisfacenti e di qualità e se non rimaniamo vigili e
pronti a trovare soluzioni strada facendo, ci troveremo ad un punto in cui sarà
difficile, se non impossibile, recuperare un rapporto ormai deteriorato.
In alcuni casi si può essere addirittura pentola e rana allo
stesso tempo, nel senso che a volte la rana può bollire all’interno di se
stessa. Può succedere che nella nostra vita lentamente ci si abbandoni alla
routine, che ci si accontenti senza cercare nuovi stimoli, che si rimandino cose
nuove da fare, esperienze nuove da vivere perché il nuovo fa un po’ paura ed è
più comodo e sicuro ciò che già si conosce, anche se poco soddisfacente. E
così, lentamente ed impercettibilmente ci si avvicina sempre più ad una
sindrome depressiva, senza neanche rendersene conto, perché un cambiamento
lento, se non si presta la giusta attenzione, sfugge alla nostra coscienza. Ma una
vita soddisfacente è una vita piena, fatta di esperienze nuove, di nuove
emozioni e necessita di un ideale verso il quale elevarci attraverso la ricerca
della qualità, il perfezionamento, l’evoluzione.
La metafora della rana nella pentola d’acqua ci rivela che è
necessario avere una coscienza sveglia ed attenta per renderci conto del
deterioramento lento e impercettibile. Per poter uscire dalla pentola, che
altro non è che la trappola del materialismo, del consumismo, della mediocrità,
della mancanza di ideali e dell’accettazione passiva, bisogna restare vigili,
presenti, consapevoli e prendersi cura di se stessi, delle relazioni con gli
altri e con la natura, della propria evoluzione spirituale e morale. Tutto richiede
cura, vigilanza, sforzo; quello di cui
non ci si prende cura deperisce, si degrada. E’ necessario avere un ideale verso il quale elevarsi, un
orizzonte migliore verso il quale guardare, così da avere uno scopo per cui
attivarsi e tirarsi fuori dalla pentola per tempo, perché se è incosciente e
disillusa, alla rana non resta altro che lasciarsi cuocere!
Perciò forse la soluzione è non accontentarsi, della
routine, delle apparenze, delle idee preconfezionate, verificare di persona,
approfondire e poi essere disposti a rimettere tutto in discussione, compresi
noi stessi e le nostre certezze, accrescere la nostra conoscenza, aguzzare la
memoria ed essere consapevoli. La consapevolezza è il rimedio, consapevolezza
del nostro corpo, dei nostri pensieri, delle nostre emozioni, delle nostre
parole.
Finchè siamo in tempo, diventiamo consapevoli e saltiamo
fuori dalla pentola!
Quanto condivido queste tue riflessioni...in pieno.
RispondiEliminaDaniela
Grazie Daniela per il tuo commento!
EliminaCiao
Serena
Ciao Serena,
RispondiEliminaeccomi di nuovo, ti avevo gia' detto che il tuo blog, mi piace tantissimo…. E per questo ho deciso di donarti un premio.
Ti aspetto su http://coccolatime.wordpress.com
Ciao
Coccola
Grazie!
EliminaSi è molto bello quello che dici, solo che il vero degrado riesci a percepirlo solo quando ti accorgi che non ce la puoi fare contro questa epidemia di assuefazione. Sapere che la maggior parte della gente con cui stai parlando assume droghe e che i neuroni sono andati a farsi benedire da un pezzo e che più vivono e più il mondo rotola nelle profondità più scure, allora li si che ti viene la depressione. Allora fai della tua famiglia un guscio protettivo li informi li aiuti a leggere li cresci liberi di scegliere il bene o il male e speri. :))
EliminaCapisco la tua tristezza nel vedere questa "epidemia di assuefazione", come dici tu, anche io spesso mi scoraggio e mi lascio prendere dallo sconforto, ma secondo me non è vero che non ce la puoi fare.....tutti insieme ce la possiamo fare! Tutti insieme, ma ognuno singolarmente....se ognuno di noi si assume la responsabilità della sua vita e delle sue scelte, senza aspettare che altri decidano per noi, saremo come le singole gocce che formano il mare.....come mi è stato detto "le idee sono come virus, una volta che infettano una mente rimangono li in attesa di riemergere" e quindi divulgando le nostre idee "infetteremo" anche la mente delle altre "gocce"! Secondo me è importante vivere la propria vita con consapevolezza, ma poi non chiudersi nel proprio mondo ma condividere le proprie esperienze e cercare di risvegliare le altre rane che stanno cuocendo lentamente nella pentola! Io sono fiduciosa in un'evoluzione spirituale degli animali umani!
EliminaGrazie per aver condiviso il tuo pensiero, buona giornata
Serena