Come avete passato il Natale? Spero che sia stato per tutti voi un Natale sereno, in compagnia di chi amate! Io l'ho passato a casa, con la mia famiglia (pelosa e non) ... mia figlia, mio marito, i miei genitori e tutti i nostri familiari "pelosi" :-)
Il mio Natale è stato all'insegna dell'handmade, a cominciare dall'albero di Natale/presepe che mio marito ha costruito con la sua nuova attrezzatura da traforo e che ha battezzato "All in one" perchè è albero e presepe insieme... Per me è stata una sorpresa molto gradita ^_^ Eccolo qua...
La sagoma dell'albero è ritagliata da un foglio di compensato e poi dipinta di verde con colori acrilici e le palline sono costituite da rondelle ricavate da un tondino di legno, incollate sulla sagoma dell'albero e poi dipinte in vari colori. La capanna del presepe, costruita in compensato e poi dipinta, è incollata alla base dell'albero e in cima, sul tetto, c'è la stella cometa, dipinta di bianco. I personaggi del presepe sono in ceramica e sono stati acquistati, ma sono carinissimi, piccoli e con espressioni dei volti molto particolari e dolci :-) Le luci a led, sono incastrate in tanti piccoli fori sparsi in tutta la sagoma dell'albero e nel contorno della stella cometa. Vi piace? A me piace moltissimo! Grazie Mauro ^_^
Purtroppo a volte il Natale è spesso solo una festività
"commerciale", tanti soldi spesi per comprare cibo in abbondanza che poi
magari viene gettato o per comprare regali fatti in serie, spesso
inutili, per niente "sentiti" e donati magari solo perchè si "deve". I doni restano comunque il simbolo del Natale....io quest'anno ho scelto quasi tutti regali handmade, sia
fatti da me che acquistati da creativi del web, perchè gli oggetti fatti a mano sono oggetti unici, creati con passione, creatività e fantasia. Regalare
qualcosa di fatto a mano permette di personalizzarlo appositamente per
la persona che lo riceverà, la quale non riceverà solo un semplice
oggetto, ma anche tutta la creatività e la passione che sono occorsi per
realizzarlo!
Vi mostro alcuni dei doni che ho scelto per questo Natale e vi presento i rispettivi artisti che li hanno realizzati.
Questo pettine è stato realizzato su commissione (volevo che ci fosse il simbolo celtico del Triskel) da Massimo, in arte Masso Geppetto
Questa collana in rame è stata realizzata su commissione (volevo una foglia con un'ametista) da Stefania, in arte Juicy Stones
Questi gufetti per piante sono stati dipinti, su commissione, da Alessandra, in arte Dipingo Idee
Questa collana albero della vita in rame e ametista è stata realizzata da Michela, in arte NekoJewels
Anche questo ciondolo in rame e cristallo di rocca è sempre opera di Michela, NekoJewels
Queste manopole da bagno sono realizzate all'uncinetto da Daniela, in arte DecoRiciclo
Questo segnalibro gufetto è stato realizzato sempre da Daniela, riciclando tappi di sughero e la confezione è una scatoletta delle caramelle rivestita all'uncinetto
Questi orecchini gufetti, sempre di Daniela, DecoRiciclo, sono stati realizzati, su commissione, riciclando tappi di sughero e linguette delle lattine e la scatolina è stata realizzata riciclando un flacone dello shampoo rifinito all'uncinetto con gli stessi colori degli orecchini
Questo gufetto è stato realizzato, su commissione, da Michela, in arte Un sorriso senza gatto
E questi sono cesti che ho confezionato con le manopole di Daniela, i gufetti di Alessandra e qualche mia creazione handmade ... saponi, creme, sali da bagno, candele di soia
Infine questa borsa, che mi sono autoregalata, e che è frutto di un bellissimo baratto effettuato con Maddalena di Donne in pink, che l'ha realizzata e che mi ha anche gentilmente regalato una collana con un bellissimo albero della vita ^_^
Allora, che ne dite? Vi piacciono i regali che ho scelto? Ecco dove potete trovare le bellissime creazioni di questi artisti:
Se ancora non conoscete questi bravi creativi, vi consiglio di andare a visitare i loro blog, le loro pagine facebook e i loro shop, per scoprire quante belle cose sanno creare!
Colgo l'occasione per augurare a tutti uno splendido nuovo anno, ricco di serenità, positività, felicità e desideri realizzati. E per farlo vi lascio questo bellissimo video musicale di Playing for change, "Don't Worry Be Happy" ...che ci dice: "non preoccuparti, sii felice!"... ...ed è proprio questo che vi/ci auguro....non preoccupiamoci, siamo felici!
Quando si dice VEGAN si pensa a qualcuno che non mangia cibi di origine animale, ma essere vegan è decisamente molto di più, essere vegan è una scelta di vita, che va ben oltre l'alimentazione.
La motivazione principale della scelta vegan resta sempre quella etica, dettata dalla compassione e dal rispetto per tutti gli esseri viventi e per l'intero Pianeta. Chi è vegan è antispecista, crede cioè che ogni essere senziente, di ogni specie, abbia uguali diritti esistenziali in quanto capace di "sentire", provare piacere e dolore e intrattenere rapporti sociali al pari di un essere umano. Chi è vegan pensa che non esistano specie superiori e inferiori, così come non esistono razze umane superiori e inferiori. Per queste ragioni, chi ha fatto la consapevole scelta vegan, oltre a non cibarsi di
prodotti di origine animale come la carne, il pesce, il latte, le uova e
il miele, è anche contro la sperimentazione animale e gli spettacoli con
animali e non utilizza prodotti di origine animale neanche in altri
ambiti della propria vita. Scegliere vegan, infatti significa anche non utilizzare pelle, pellicce, lana, seta e piume, tutti prodotti che comportano sofferenza e morte di moltissimi animali. Ma vediamo cosa si cela dietro la produzione di questi prodotti. Le pellicce Una delle cose che non sono mai riuscita a capire sono le signore che si vedono per strada tutte impellicciate che portano a passeggio il proprio cane ... ma come è possibile amare il proprio cane e non rendersi conto che per fare la pelliccia che si porta addosso sono stati uccisi tantissimi animali simili a lui? La pelliccia è evidente che sia costituita di animali uccisi, ma spesso le persone non sembrano essere consapevoli che anche un giaccone bordato di pelo sul cappuccio o sui polsini è fatto sempre con animali (spesso scuoiati ancora vivi!) e la maggior parte delle volte sono cani e gatti, proprio come quelli che amiamo e coccoliamo a casa nostra! Gli animali utilizzati per le pellicce vengono allevati in gabbie piccolissime, isolati dai loro simili e alimentati con composti chimici e farmacologici che permettono solo di tenerli in vita il tempo necessario perchè la loro pelliccia sia utilizzabile. Le condizioni di vita di questi poveri animali sono talmente terribili che spesso hanno comportamenti ossessivi o autolesionisti, aumento dell'aggressività, paura, apatia. L'uccisione generalmente viene effettuata con l'elettricità, vengono inseriti negli animali due elettrodi, uno nell'ano e uno in bocca e trattenuti con delle pinze finchè la scarica elettrica non li ha uccisi. Tanti sono anche gli animali uccisi in libertà, nei boschi, con l'utilizzo delle tagliole. Gli animali, feriti e doloranti, restano intrappolati anche per una settimana, in attesa che il cacciatore arrivi ad ucciderli. Altri animali in libertà, cacciati per le pellicce sono le foche. I piccoli vengono uccisi a bastonate in testa e scuoiati davanti alle loro madri, alle quali resta solo il cadavere sanguinante del loro piccolo! Per capire quanta sofferenza c'è dietro ogni singola pelliccia basti pensare che per confezionarne una occorrono circa 20 castori, 30/40 volpi, 4/5 lupi e 40/50 visoni! Inoltre la maggior parte degli inserti di pelliccia dei capi di abbigliamento proviene dalla Cina, dove i diritti degli animali sono inesistenti e le specie più utilizzate sono proprio cani e gatti, allevati appositamente e scuoiati vivi.
Video che riporta un reportage ottenuto grazie a un' investigazione sotto copertura di
Animal Defenders International, che rivela le orribili condizioni in cui
sono tenuti gli animali in 30 allevamenti in Finlandia, uno dei
maggiori produttori di pellicce in Europa (un esempio tipico, perché TUTTI gli allevamenti sono uguali, in tutto il mondo).
La pelle Scarpe, borse, portafogli, giubbotti, divani...tantissimi sono i prodotti realizzati in pelle e cuoio e per produrli moltissimi animali vengono uccisi e scuoiati. La pelle viene generalmente considerata un sottoprodotto dell’industria
della carne e del latte, ma giudicando dall’enorme giro d’affari che
essa muove non puo’ essere certo definito un prodotto di secondaria
importanza. Se si smettesse di mangiare la carne di animali la loro
pelle non sarebbe disponibile per farne scarpe, borse, divani. Ma se si
smettesse di usare la pelle il mercato della carne ne risentirebbe.
L’unico modo per rompere questo ciclo di sofferenza è di smettere di
mangiare carne e di usare pelle. Esistono svariate alternative alla pelle e al cuoio, tra cui la lorica, l'alcantara e la pelle vegetale.
Video tratto dal documentario Earthlings
Scarpe, giacche, cinture, borse, pelletteria, ecc, ecc, ecc... Qual è il vero prezzo per tutto ciò?
Le piume Proprio recentemente la trasmissione televisiva "Report" ha reso di dominio pubblico gli insanguinati retroscena dell'industria delle piume. I giubbotti imbottiti di piume non sono però gli unici a causare sofferenza alle povere oche, purtroppo molti sono i capi di abbigliamento e d'arredamento che utilizzano piumino d'oca, come piumoni da letto e cuscini. La pratica dolorosa e traumatica dello spiumaggio delle oche inizia a otto settimane di età e viene ripetuta ogni due mesi. L'oca viene immobilizzata e le piume vengono strappate, ovviamente senza alcun tipo di anestesia e insieme alle piume, spesso vengono via anche pezzi di pelle. Dopo tre o quattro spiumaggi, l'oca viene destinata ad un periodo di alimentazione forzata per la produzione del foie gras, oppure uccisa direttamente. Per riempire un piumino occorrono le piume di circa 75 oche. Solitamente questi animali vengono uccisi entro il primo anno di vita, mentre in libertà vivrebbero 10 o 15 anni. Le alternative etiche sono tante e valide, tra queste il fibrefil, il biosoft ricavato dal mais, l'hollifill, il lyocell ricavato dalla cellulosa.
Video che mostra la crudele pratica dello spiumaggio delle oche.
La chiamano
"imbottitura", il vero nome è TORTURA.
La lana Le pecore allevate per la produzione della lana vengono selezionate affinchè abbiano velli sempre più folti, il che può portare in estate a colpi di calore anche mortali e in inverno invece, dopo la tosatura, molte pecore muoiono per il freddo. La maggior parte della lana commercializzata al mondo proviene da enormi allevamenti intensivi del Sud America e dell'Australia, dove gli animali subiscono innumerevoli sevizie. I maschi vengono castrati con il metodo dell'elastico e a tutti viene praticato il mulesing, che consiste nel bloccare l’animale con delle barre di
metallo e tagliare lembi di carne viva dall'area perianale, inclusa la
coda, lasciando così la carne viva e sanguinante. In questo modo si
evita che la pecora sporchi il suo vello con gli escrementi o che le
mosche depositino le loro uova tra la lana. Il tutto si svolge senza
alcun tipo di anestesia e con l’uso di cesoie da giardinaggio, sebbene
esistano dei metodi di controllo ben più miti. Molti animali non riescono a sopportare tali sofferenze e muoiono a causa di infezioni. Inoltre, al giorno d'oggi ormai la tosatura è quasi totalmente automatizzata con misure standard. Spesso le lame, che tagliano tutta la lana in pochissimi minuti, nel caso di pecore fuori misura, tagliano anche la carne e anche in questi casi molte muoiono per le infezioni. La vita di questi poveri animali non dura comunque più di quattro anni, perchè trascorso questo periodo, la lana cresce più lentamente e quindi, non più redditizi, vengono mandati al macello. La lana può essere sostituita da tessuti altrettanto caldi come il pile, il velluto, la ciniglia, il cotone felpato, la spugna di cotone e il cotone invernale, nella cui trama si trovano microscopiche camere d'aria che isolano dal freddo.
Video girato per l'investigazione
sul trattamento riservato alle pecore nelle stalle di Stati Uniti e
Australia, dove si produce il 90% di lana merinos al mondo. L'inchiesta
sotto copertura della Peta ha preso
in esame 19 allevamenti australiani e 14 fattorie in Wyoming, Colorado e
Nebraska. Con i risultati che si possono vedere: i tosatori picchiano
gli animali, ad uno spezzano il collo, ad un altro mettono le dita negli
occhi, ad un altro ancora tagliano l'orecchio, Le ferite provocate
dalla tosatura sono ricucite senza anestesia
La seta Quando pensiamo alla seta immaginiamo bellissimi abiti, abbigliamento
intimo delicato e arredi sontuosi, ma quello che non
immaginiamo è che i bachi vivi vengono immersi in enormi vasche di acqua
bollente. La seta deriva dal bozzolo creato dal baco, che al suo interno si
trasforma in farfalla. Per impedire che il baco possa uscire dal bozzolo mangiando la parete e quindi rompendo i fili di seta, le
larve sono uccise con l’ebollizione, prima che completino la loro metamorfosi e si trasformino in farfalle. Occorrono 1500 bachi per fare 100 grammi di seta.
Esiste una seta indiana, chiamata Ahimsa silk, che viene ricavata da bozzoli in cui si consente alla larva di trasformarsi in farfalla. Ma anche se non causa la morte, si tratta sempre di una pratica che comporta
l’addomesticamento e l’allevamento di falene adulte che, non essendo in grado di volare, perché i loro corpi sono
troppo grandi, hanno come unica via d’uscita dai loro bozzoli la rottura
e la masticazione di parti di essi. In questo modo la filatura diventa molto difficile e il filo che si ricava è più spesso e irregolare e rende la seta meno morbida.Questo tipo di seta è molto difficile da trovare ed è molto costosa proprio per la sua difficoltosa filatura. Per chi è amante della seta una valida alternativa è The Peace Silk, una seta proposta dal commercio equo e solidale che
viene lavorata a mano in India. Questa seta animal-friendly permette alle falene di vivere libere e dopo lo sfarfallamento i bozzoli abbandonati possono essere utilizzati per la filatura senza che nessuno debba essere tenuto in cattività. Ovviamente anche questo tipo di lavorazione è molto laborioso e, conseguentemente, costoso. La produzione della seta ha molto in comune con i moderni allevamenti di
animali, il baco da seta è considerato come un oggetto che viene eliminato
dopo aver svolto il suo compito e
quello che conta è solo il profitto, per cui il fatto che il baco
e le farfalle siano esseri viventi diventa assolutamente irrilevante. La seta è un prodotto cruento ed è perfettamente sostituibile con
fibre vegetali o sintetiche come la viscosa, il rayon o il raso di cotone.
Ecco quindi perchè chi ama veramente gli animali ed è sensibile alle tematiche antispeciste sceglie vegan, oltre l'alimentazione!
Visto che questo sarà il mio ultimo post prima di Natale, approfitto per farvi gli auguri......che sia un Natale di pace, per TUTTI......oltre le specie!
Il vostro albero di cachi ha prodotto in abbondanza? Avete trovato i cachi in offerta dal vostro fruttivendolo di fiducia e ne avete acquistato un bel po'? Vi hanno regalato, come a me, due cassette di bellissimi cachi che stanno maturando tutti insieme? Insomma, se avete abbondanza di cachi e non sapete più cosa farci, ecco una semplicissima ricetta per un dolce veloce, naturale, sano e golosissimo...
Qualche settimana fa mi hanno regalato due enormi cassette di splendidi cachi, ancora acerbi. Pian piano hanno iniziato a maturare e ne ho fatto scorpacciate, ma poi hanno cominciato a maturare tutti assieme e così ho dovuto escogitare qualcos'altro per consumarli più velocemente.
Oltre ad aver provato varie ricettine sfiziose come i cornetti di cachi del blog Le delizie di Feli, ho fatto questi budini che hanno il pregio di poter essere preparati in soli 10 minuti e quindi sono perfetti per quelle giornate in cui i cachi maturano a tutto spiano, ma voi non avete tempo per nulla!
A mio parere, è un dolce davvero delicato e leggero e, con sopra una bella spolverata di scagliette di cioccolato fondente, è anche molto scenografico.
Ma, prima di passare alla ricetta, vediamo brevemente le proprietà benefiche di questo dolcissimo frutto autunnale molto energetico, originario dalla Cina.
I cachi sono ricchi
di zuccheri semplici che, essendo di facile assorbimento, forniscono energia immediata e per questo sono molto indicati a bambini, anziani, sportivi e a chi soffre di inappetenza. Sono ottimi per la colazione. Sono ricchi di
vitamina C, betacarotene e minerali come il potassio, che ha azione
diuretica. Depurano il fegato e sono lassativi, grazie anche alla discreta
quantità di fibre contenute. Sono composti all'80% di acqua e forniscono circa 70 calorie ogni 100 grammi. Ecco la ricetta: Ingredienti(per 4 o 5 budini monoporzione):
4 cachi
1 cucchiaino di agar agar
1 cucchiaio di malto di riso
noce moscata (a piacere)
150 gr. di acqua
Lavare i cachi, togliere la buccia e mettere la polpa in un frullatore. Frullare fino ad ottenere una purea omogenea e mettere da parte.
Far scaldare l'acqua in un pentolino e, appena raggiunge il bollore, aggiungere il cucchiaio di malto, la noce moscata e l'agar agar. Mescolare bene e far bollire per cinque minuti. Aggiungere quindi la polpa di cachi frullata, mescolare e lasciar bollire ancora per qualche minuto.
Spegnere il fuoco e versare il composto negli stampini monodose da budino, io ho usato quelli in alluminio usa e getta (una volta consumato il budino li lavo e li riutilizzo per farci delle profumate candele con cera di soia - qui il procedimento).
Lasciare raffreddare un'oretta a temperatura ambiente e poi metterli in frigorifero per almeno 4 o 5 ore.
Prima di servire, sformare il budino su un piatto e decorare con un'abbondante grattugiata di cioccolato fondente.
Con questo post vi voglio proporre la lettura di un libro non recente, ma sempre molto attuale ed utile. Si tratta di "Malattia e Destino" di Thorwald Dethlefsen e Rudiger Dahlke, edito da Edizioni Mediterranee.
Io l'ho letto per la prima volta una quindicina di anni fa ed è stato piuttosto illuminante, in quanto mi ha fatto guardare alla malattia da un'altra prospettiva, mi ha fatto vedere la malattia come un'opportunità di crescita, anzichè come qualcosa di sgradito, da far scomparire il prima possibile. Siccome in questo periodo sto cercando di fare un po' più di introspezione, ho ripreso in mano questo libro e mi è venuta voglia di condividere qui sul blog le teorie esposte. La medicina convenzionale prende in considerazione i singoli sintomi e il suo unico intento è combatterli ed eliminarli, anzichè considerare la persona malata nella sua globalità e cercare di guarirla ripristinando l'intero equilibrio psicofisico. Ma se impariamo a guardare ai sintomi come a delle spie accese che ci segnalano qualcosa che non va, come la spia della riserva della nostra auto ci segnala che abbiamo quasi esaurito la benzina, impariamo a non far solamente sparire i sintomi, ma a risolvere le cause che ne hanno provocato la manifestazione, proprio come nel caso della spia della riserva della nostra auto, che ci induce a riempire il serbatoio di carburante, anzichè limitarci a svitare la lampadina per spegnerla. Secondo gli autori di questo libro tutti i sintomi hanno un significato profondo per la nostra vita e trasmettono i messaggi della nostra anima. L'autore principale di questo libro, Dethlefsen, è psicologo e psicoterapeuta e in questo libro tratta il discorso della malattia e del suo significato illustrando come vada prima di tutto capita, anzichè solamente combattuta. Secondo lui le malattie sono espressione dell'anima che, se carente di qualcosa, richiama la nostra attenzione attraverso le malattie. Per guarire quindi bisogna considerare la malattia come un'alleata, una guida per capire se stessi; bisogna integrare ciò che manca, capire la carenza che ha provocato la malattia, colmarla e così arrivare alla vera guarigione, fisica ma soprattutto psichica e spirituale, che ci permette così di avanzare nel nostro cammino evolutivo. Il libro è suddiviso in due parti, la prima espone la teoria degli autori per la comprensione della malattia, dei sintomi e della guarigione e tratta anche concetti come polarità e ombra e la seconda descrive le malattie più frequenti e il loro significato. Se nel nostro corpo si manifesta un sintomo, questo attira l'attenzione e spezza la nostra quotidianità. Questa interruzione ci sembra provenire dall'esterno, per noi è un "disturbo" che solitamente vogliamo far sparire al più presto e così cominciamo a lottare contro il sintomo, senza neanche chiederci perchè si sia manifestato proprio quel particolare sintomo e in quel particolare momento. Se ad esempio abbiamo un'infezione batterica, pensiamo che la colpa sia dei batteri (causa esterna) e percepiamo noi stessi come delle vittime, anzichè chiederci come mai il nostro corpo ha permesso ai batteri di penetrare nel nostro organismo. In realtà non sono i batteri a provocare la malattia, ma siamo noi stessi ad utilizzarli per realizzare la nostra condizione di ammalati, è la nostra anima che parla attraverso la malattia. Eliminare i batteri farà sparire quel sintomo, ma la nostra coscienza resterà carente di qualcosa e troverà altri mezzi per comunicarcelo, manifestando altre malattie. Se vediamo il sintomo come una spia che ci indica qualcosa che non va nel nostro equilibrio psicofisico, distogliamo l'attenzione da esso per concentrarci su cosa quel sintomo ci vuole indicare, guardando più in profondità dentro di noi. Ovviamente questo approccio alla malattia non deve sostituirsi alle cure mediche, convenzionali, omeopatiche o naturali che siano, perchè, come dice Dethlefsen "un paziente morto non avrà più occasione di capire e quindi di evolversi". Questo approccio alla malattia ha "solo" lo scopo di coinvolgerci in prima persona nella nostra guarigione, farci assumere la responsabilità del nostro processo di guarigione e renderci artefici della nostra terapia che può cominciare solo dentro di noi. Lo scopo di questo libro è farci riscoprire il linguaggio dei sintomi, ma, nonostante nella seconda parte del libro siano indicate le principali malattie e il loro significato, non è da intendersi come un manuale da consultare per individuare il proprio sintomo e leggere cosa significa. Questo libro ha lo scopo di trasmettere un nuovo modo di vedere e di pensare che ci porti a considerare diversamente le malattie. E' uno strumento per imparare ad interpretare i sintomi, un punto di partenza, ma poi ogni sintomo concreto richiede un lavoro personale consapevole e uno sguardo approfondito in noi stessi, come individui unici. La malattia si manifesta in maniera diversa a seconda del vissuto di ciascuno ed è questo vissuto che dobbiamo interpretare per capire il messaggio della malattia.
Ecco alcune delle malattie più frequenti analizzate nel libro:
Il mal di testa
Chi soffre di mal di testa è solitamente una persona orgogliosa, ambiziosa e con mania di perfezione, che cerca di imporre la propria volontà. E' solitamente una persona che accetta e vive solo il proprio lato razionale e tralascia completamente l'inconscio. Il mal di testa ci fa capire che ci arrovelliamo con complicazioni inutili, che dobbiamo abbandonare il paraocchi dell'orgoglio e della testardaggine e rivolgere la nostra attenzione al nostro corpo, alla nostra sessualità ed ai nostri istinti.
L'asma
L'asmatico ha problemi con il principio di prendere e dare. Inspira aria fino al limite estremo, fino a sovraccaricare i polmoni e quando deve espirare arriva il crampo che interrompe il flusso. La respirazione è ritmo ed è un equilibrio tra inspirazione ed espirazione, il prendere ed il dare, perciò l'asmatico vuole prendere troppo, tenersi tutto e si avvelena da solo perchè non riesce più a liberarsi dell'aria che ormai ha già utilizzato. L'asma ci fa capire che abbiamo un problema con il dare, serve a renderci consapevoli del fatto che si può ricevere solo nella misura in cui si dona.
Le malattie cardiache
I sentimenti e l'amore sono strettamente legati al cuore. I disturbi del ritmo cardiaco colpiscono le persone che non si fanno toccare dalle emozioni e si attengono solo alla ragione. I malati di cuore sono persone che vogliono ascoltare solo la propria testa e danno troppo poco peso al cuore. Chi ha disturbi e malattie cardiache dovrebbe chiedersi se la testa e il cuore siano in equilibrio, se si dà abbastanza spazio ai sentimenti e se si ha il coraggio di manifestarli.
I problemi della pelle
La pelle è il nostro limite materiale, il nostro confine e attraverso la pelle siamo in contatto con il mondo esterno. La pelle riflette tutti gli organi interni, ogni zona della pelle corrisponde ad un organo interno, la medicina naturale lo sa da sempre, basti pensare alla riflessologia plantare. Ma la pelle non mostra solamente lo stato degli organi, ma rivela anche i processi e le reazioni della nostra psiche, infatti si arrossisce per la vergogna, si impallidisce dalla paura, si suda per l'agitazione e ci viene la pelle d'oca per un'emozione. Tutto questo dimostra che sulla pelle vengono proiettati i processi sia somatici che psichici e che è rivelatrice della nostra interiorità. Il caso di eruzioni sulla pelle significa che qualcosa vuole uscire e spezzare i confini, come nel caso dell'acne giovanile è la sessualità che vuole esplodere. Nel caso della psoriasi non si vuole più far passare nulla e si tenta di proteggersi attraverso una corazza che però blocca anche ogni altra cosa, compreso l'amore. Dietro a questo sintomo c'è la paura di essere feriti. Ma questa paura isola dal mondo e rende aridi. L'isolamento estremo viene interrotto dalla psoriasi che costringe a diventare vulnerabili e aperti, almeno a livello corporeo (con la psoriasi si arriva anche a punti scoperti della pelle e a ferite sanguinanti) I problemi dello stomaco
Lo stomaco ha la funzione di accogliere e digerire sia i cibi che le impressioni che arrivano dall'esterno. Lo stomaco con i suoi succhi gastrici, aggredisce ciò che deve digerire e questa sua funzione è senza dubbio legata alla nostra aggressività. Chi non riesce ad esprimere la propria aggressività fa si che questa si somatizzi dando allo stomaco il compito di produrre succhi gastrici in eccesso per elaborarla sul piano fisico. Il malato di stomaco o non esprime affatto la propria aggressività o la mostra in maniera esagerata, è comunque una persona che teme i conflitti. Quando l'aggressività non viene rivolta verso l'esterno, la si rivolge verso se stessi con la frequente conseguenza di ulcera gastrica, che porta a digerire il proprio stomaco, se stessi! Chi soffre di problemi allo stomaco dovrebbe chiedersi cosa non vuole "inghiottire" e cosa non riesce a "digerire" e se la sua aggressività viene espressa in maniera sana.
Come fare allora a guarire, una volta che sappiamo queste cose? Cosa ci insegna questo libro? Occorre avere il coraggio di guardare davvero dentro di noi e imparare a vedersi davvero così come si è! Osservare i propri sintomi aiuta a conoscere se stessi nel profondo, aiuta a vedere l'ombra e ad illuminarla! Prendendo atto ed accettando di avere caratteristiche che non vorremmo avere, ci permette di integrarle in noi e a quel punto il sintomo, che serviva ad attirare la nostra attenzione su quella mancanza, diventerà inutile e quindi sparirà e la guarigione sarà iniziata. Confrontarsi con l'ombra non è mai facile, ma è l'unico modo per arrivare alla guarigione vera, del corpo e dell'anima! Se non avete letto questo libro e vi trovate a percorrere il tortuoso sentiero della conoscenza profonda di voi stessi, vi consiglio di leggerlo, vi piacerà e vi sarà certamente utile.
E' tempo di cavoli! Cavoli, verze, broccoli, broccoletti, cavolfiori, tutti ortaggi della famiglia delle brassicacee, tipici della stagione invernale. I cavoli contengono una moltitudine di nutrienti importanti per il nostro organismo, sono ricchi di vitamine e minerali come le vitamine A, B9, C, K, il ferro, il fosforo, il calcio, il potassio e il magnesio e sono ricchi di antiossidanti. Secondo alcune ricerche mangiare questi ortaggi ci aiuta a prevenire molte malattie come l'ictus e le malattie dell'apparato cardiocircolatorio. Ma la loro proprietà più conosciuta è sicuramente quella di essere antitumorali. La migliore cottura per questi ortaggi (ma questo vale un po' per tutti gli ortaggi) è quella a vapore perchè mantiene quasi intatte le loro proprietà benefiche. Ieri ho fatto una scorpacciata di cavolfiore romanesco cotto a vapore e semplicemente condito con olio extravergine di oliva....buonissimo! Nel caso di cavolfiori e broccoli si mangiano solitamente solo le infiorescenze ed è un peccato che i gambi e le foglie vadano sprecati, così mi sono messa a pensare a come potevo utilizzare le foglie ed i gambi del mio cavolo romanesco ed ho pensato ad una crema con le noci per condire la pasta.
Ecco la semplicissima ricetta...
Dosi per 2 persone:
4 o 5 coste di foglia di cavolfiore
5 o 6 noci
1 cucchiaio di lievito alimentare in scaglie
sale
olio extravergine di oliva
Si cuociono a vapore le foglie di cavolfiore, lasciandole piuttosto croccanti.
Si sgusciano le noci e si inseriscono i gherigli in un mixer insieme alle coste di cavolfiore cotte, tagliate grossolanamente, si aggiunge il lievito alimentare, il sale e l'olio e si aziona il mixer fino ad ottenere un composto omogeneo. Durante la cottura della pasta si aggiunge alla crema un po' dell'acqua di cottura per stemperare. Io ho usato questa cremina per condire le penne di riso e grano saraceno ed era ottima! Con questa crema ci vedo bene anche una lasagna....presto la sperimenterò ^_^
Beh, ormai lo sappiamo tutti ... se vogliamo vivere in maniera sostenibile ed essere attenti alla salvaguardia dell'ambiente i primi principi ai quali dobbiamo attenerci sono quelli della riduzione dei consumi, del riuso e del riciclo.
Riciclare riduce il consumo di materie prime, il consumo di energia e l'emissione di gas serra. Per renderci conto di quanto sia importante il riciclo a livello ambientale, basta pensare che:
per produrre una tonnellata di carta occorrono 15 alberi, 440.000 litri di acqua e 7600 kWh d'energia elettrica
per produrre il vetro occorrono silice, soda, carbonato di calcio e gasolio per la fusione a 1500 °C
per produrre 30 bottiglie di plastica da 1,5 lt si consumano 2 kg di petrolio, 62 litri di acqua e 29 kWh d'energia elettrica
per produrre 1 kg di alluminio servono bauxite e 16 kWt di energia per la fusione a 800 °C
Salvare dai rifiuti tutto ciò che è in qualche modo
riutilizzabile è un atto doveroso nei confronti della nostra Madre
Terra, ormai già satura di rifiuti!
Ma riciclare non significa solamente essere rispettosi dell'ambiente, riciclare può essere anche un' ottima maniera di esprimere se stessi e la propria creatività! Proprio qualche giorno fa ho letto questa frase, che condivido in pieno: "La creatività non è una dote innata, ma un'abilità da coltivare"
Un flacone dello shampoo, una scatoletta delle caramelle, una lattina di metallo, una cassetta della verdura, una vecchia lampadina, qualche tappo di sughero possono diventare, con un po' di fantasia, nuovi oggetti utili e decorativi, permettendoci di liberare la creatività che c'è in ognuno di noi!
Uno dei primi blog che ho conosciuto quando ho iniziato questa mia avventura nella blogsfera è stato DecoRiciclo. Già il nome dice tutto ... decorare riciclando e la splendida persona che lo gestisce è Daniela, una creativa d'eccezione!
Le sue creazioni nascono tutte dal riutilizzo di materiali di rifiuto come ad esempio vecchi dischi in vinile, vecchi abiti, tappi di sughero, contenitori in tetrapack, vecchi cd, bottiglie e barattoli di vetro, flaconi in plastica e molto altro. Il suo motto è: "Prima di buttare qualcosa ... pensa a cosa potrebbe diventare"
Daniela è una creativa con sempre nuove idee originalissime, che mettein pratica curando ogni dettaglio e dando così vita ad oggetti molto belli, oltre che ecofriendly. Daniela è sicuramente una di quelle creative che contribuiscono a creare un mondo migliore per le generazioni future!
Io ho la fortuna di avere qualche sua creazione, ricevuta nell'ambito di alcuni baratti fatti con lei, come ad esempio i suoi splendidi segnalibri fatti con fette di tappi di sughero e uncinetto, una collana fatta sempre con sughero e uncinetto, le borsettine fatte con i flaconi dello shampoo, le scatoline di metallo delle caramelle rivestite all'uncinetto e anche delle splendide etichette chiudipacco in jeans.
Ecco alcune delle bellissime creazioni di Daniela, che possono esservi di ispirazione per il vostro personale riciclo creativo...
Confezione regalo ricavata da un rotolo della carta igienica
Borsa lavorata all'uncinetto con fettuccia ricavata dai sacchetti di plastica
Busta regalo ricavata da un contenitore di tetrapack
Portasapone creati con i tappi di sughero
Vasetto per le piante da un flacone dello shampoo
Ciotola fatta con i tappi di sughero
Cuccia per gatti fatta con uno scatolone di cartone, spago e tappi di sughero
Cestino lavorato all'uncinetto con fettuccia di sacchetti di plastica
Vasetto decorato a mosaico con tessere ricavate da bottiglie di plastica
Segnaposto con tappi di sughero
Vasetto decorato con cucchiaini di plastica
Lampadine trasformate in vasi per fiori
Barattolo in vetro decorato con spago e tappi di sughero
Parure fatta con linguette delle lattine e uncinetto
Portaoggetti ricavato da un flacone dello shampoo
Orecchini fatti con una rondella di un tappo di sughero
Se non conoscete ancora Daniela vi consiglio assolutamente di visitare il suo blog, Decoriciclo dove troverete anche i tutorial e le indicazioni per le realizzazioni ... vi sarà sicuramente di ispirazione per ridurre notevolmente i vostri rifiuti, riducendo così il vostro impatto su questo nostro bellissimo Pianeta!
Se non ve la sentite di dedicarvi personalmente al riciclo creativo, magari per mancanza di tempo, potete conservare comunque alcuni materiali (linguette delle lattine, tappi di plastica o di sughero, capsule del caffè) e barattarli all'interno della community di Google + creata da Daniela, Barattiamo ... creativamente, in cambio magari di qualche creazione riciclosa!
E se per questo Natale volete fare regali ecologici, all'insegna del riciclo, potete acquistare le splendide creazioni riciclose di Daniela nel suo shop DaWanda.