Mesi fa è iniziata la prevendita dei biglietti del film, ispirato al primo libro della trilogia erotica britannica che ha venduto oltre 100 milioni di copie, che ha goduto di una campagna pubblicitaria interamente montata sull'erotismo e che è appena uscito nelle sale cinematografiche.
Premetto che né ho letto il libro (solitamente diffido dei bestseller di letteratura contemporanea concepiti come prodotti commerciali, strapubblicizzati e plurivenduti), né ho visto il film......e sinceramente non mi interessa granchè farlo....anche se forse prima o poi lo leggerò, giusto per rendermi conto di persona di come un prodotto dell'industria editoriale, che a quanto pare è l'opera prima di una donna la cui carriera letteraria è cominciata a 50 anni con questo libro, possa diventare un fenomeno di così ampia portata.
Pur non avendo letto il libro, nè visto il film, ne conosco la trasgressiva trama perchè almeno il 70% dei miei conoscenti, colleghi e amici, non fanno altro che parlarne!
Negli ultimi giorni mi è capitato spesso di leggere articoli nei quali si parla di questo film e uno in particolare mi è sembrato molto interessante, si tratta di un articolo dell' Internazionale, settimanale di informazione che pubblica i migliori articoli esteri, tradotti in italiano.
L'articolo tratta di come questo film, tarato su standard maschilisti, lavori sulle componenti più istintive dell'animo femminile, riportando indietro di cinquant'anni i progressi del femminismo.
Esamina il vecchio ed illusorio stereotipo, molto ben rappresentato nel film, secondo cui una donna si illude di poter trasformare, col proprio amore, un rapporto "malato" e violento e di come, pur di sentirsi amata, sia disposta a sottomettersi e rinunciare alla propria libertà e al rispetto per se stessa.
Voglio condividere con voi, riportandone il testo originale, questo articolo di Lee Marshall, che a mio parere dà parecchi spunti di riflessione:
"Per me la scena più scioccante di Cinquanta sfumature di grigio,
che è passato ieri fuori concorso alla Berlinale, non è una delle tante
(ma non tantissime) sequenze di sesso sadomaso raffinato e patinato. Né
quella in cui la giovane, carina laureanda Anastasia Steele,
interpretata da Dakota Johnson, chiede a Christian Grey (Jamie Dornan),
il ricco e dispotico uomo d’affari che la attrae, ma che accetta di
stare con lei solo se viene incontro ai suoi gusti strani, di cancellare
le voci sul fisting anale e vaginale dal contratto che lui, dominatore,
sta chiedendo a lei, sottomessa, di firmare (se non sapete che cos’è il
fisting, meglio per voi).
È quella, invece, in cui, la mattina dopo la loro prima notte di amore, Anastasia scende nella cucina di Christian, nel suo appartamento incredibilmente chic che domina (metafora!) la città, una città moderna con le strade che si diramano verso l’orizzonte come gambe spalancate, e gli prepara la colazione.
Vestita solo con una camicia da uomo, Anastasia ancheggia in modo sexy mentre sbatte le uova: perfetto simbolo di una donna liberata di oggi. Liberata, per i canoni del film, perché ha scelto lei di preparare le uova per l’uomo di cui si sta innamorando. Perché ha scelto lei di mettersi con lui pur sapendo che è uno a cui piace far male alle donne, sempre (per carità) entro i limiti convenuti tra le due parti. Perché ha scelto lei, durante il film, di non aprire mai un libro o accennare un singolo discorso culturale o politico nonostante la sua laurea (decorativa, a quanto sembra) in letteratura inglese.
Il problema è che il film, come prodotto d’intrattenimento, non è fatto male. È trasgressivo al punto giusto, sexy al punto giusto, drammatico al punto giusto, recitato abbastanza bene, con due personaggi che, rispetto al libro da cui è tratto, sono diventati degli esseri riconoscibilmente umani. È fotografato (molto) bene e ha una colonna sonora che venderà molto anche perché – chissà con quale esca economica – i produttori sono riusciti a convincere delle star della levatura di Annie Lennox e Beyoncé a farne parte (non c’era bisogno, forse, di un’altra versione di Crazy in love, ma bisogna ammettere che questa qui è parecchio bella).
Inoltre, è un film tratto da un libro scritto da una donna, adattato per lo schermo da una donna e diretto da una donna, Sam Taylor-Johnson, le cui credenziali artistiche sono garantite dal suo passato da videoartista (nel 1997 ha vinto in premio Illy come giovane artista più promettente alla Biennale d’arte di Venezia).
Ma le sue qualità artistiche e le sue firme al femminile non fanno altro che peggiorare le cose. Perché vuol dire che un film che prende il femminismo in volata e lo ributta verso l’età della pietra non verrà visto, da molti, per quello che è.
È quella, invece, in cui, la mattina dopo la loro prima notte di amore, Anastasia scende nella cucina di Christian, nel suo appartamento incredibilmente chic che domina (metafora!) la città, una città moderna con le strade che si diramano verso l’orizzonte come gambe spalancate, e gli prepara la colazione.
Vestita solo con una camicia da uomo, Anastasia ancheggia in modo sexy mentre sbatte le uova: perfetto simbolo di una donna liberata di oggi. Liberata, per i canoni del film, perché ha scelto lei di preparare le uova per l’uomo di cui si sta innamorando. Perché ha scelto lei di mettersi con lui pur sapendo che è uno a cui piace far male alle donne, sempre (per carità) entro i limiti convenuti tra le due parti. Perché ha scelto lei, durante il film, di non aprire mai un libro o accennare un singolo discorso culturale o politico nonostante la sua laurea (decorativa, a quanto sembra) in letteratura inglese.
Il problema è che il film, come prodotto d’intrattenimento, non è fatto male. È trasgressivo al punto giusto, sexy al punto giusto, drammatico al punto giusto, recitato abbastanza bene, con due personaggi che, rispetto al libro da cui è tratto, sono diventati degli esseri riconoscibilmente umani. È fotografato (molto) bene e ha una colonna sonora che venderà molto anche perché – chissà con quale esca economica – i produttori sono riusciti a convincere delle star della levatura di Annie Lennox e Beyoncé a farne parte (non c’era bisogno, forse, di un’altra versione di Crazy in love, ma bisogna ammettere che questa qui è parecchio bella).
Inoltre, è un film tratto da un libro scritto da una donna, adattato per lo schermo da una donna e diretto da una donna, Sam Taylor-Johnson, le cui credenziali artistiche sono garantite dal suo passato da videoartista (nel 1997 ha vinto in premio Illy come giovane artista più promettente alla Biennale d’arte di Venezia).
Ma le sue qualità artistiche e le sue firme al femminile non fanno altro che peggiorare le cose. Perché vuol dire che un film che prende il femminismo in volata e lo ributta verso l’età della pietra non verrà visto, da molti, per quello che è.
Cinquanta sfumature di grigio è da una parte l’ennesima versione di Cenerentola, una specie da Orgoglio e pregiudizio
con variante sadomaso, in cui una bella ragazza povera (che in questo
caso vuol dire non straricca), impacciata ma indipendente, si innamora
di un uomo ricco e arrogante. È un film in cui la lotta femminista si
riduce al tentativo di far innamorare e poi “rieducare” l’uomo che ti
vuole solo legare, frustare e sculacciare.
Ma non solo. Perché Christian Grey non ricorre agli abusi solo all’interno della sua “stanza segreta”. Dopo il primo incontro segue Anastasia a casa, installandosi in un albergo nei paraggi; quando lei commette l’errore di telefonargli da una festa, piomba lì nell’arco di qualche minuto, presumibilmente perché lei non ha disattivato il servizio localizzazione sul suo smartphone e lui, uomo potente, ha i suoi mezzi. Senza chiederle il permesso, fa vendere il suo vecchio Maggiolino e le regala una coupé rossa fiammeggiante. Le regala anche un nuovo computer per sostituire quello rotto – e la prima cosa che appare quando lei lo accende è un suo messaggio. Quando lei, finalmente preoccupata dal suo controllo ossessivo, torna da Seattle a Savannah, in Georgia, a trovare la mamma (a tre fusi orari di distanza), lui spunta dal nulla, appena dopo averle mandato un sms per dire che non doveva ordinare quel secondo cocktail. La sua reazione? L’accenno di un broncio, niente di più.
Sappiamo tutti come si chiama questo comportamento. È violenza psicologica che può sconfinare in stalking. Il fatto che Anastasia accetti le avances di Christian non cambia niente: lui non le lascia lo spazio per prendere delle decisioni veramente libere.
Si ha l’impressione che forse c’è stata una fase durante la scrittura della sceneggiatura in cui gli abusi di Christian erano ritratti più onestamente. Come abusi. Ma ne sono rimaste poche tracce nella versione finale. Fornire a Christian una backstory in cui ha a sua volta subito degli abusi quando era piccolo, è solo la clausola di recesso di una sceneggiatura disonesta. E lei, tornando sempre da lui, diventa la classica vittima di abusi recidiva. L’idea che una donna può aggiustare un uomo “rotto” con la sola forza dell’amore è una classica illusione, presente in tanti casi di violenza domestica.
In Gran Bretagna, un gruppo che si chiama 50 shades of domestic abuse sta organizzando una protesta per l’anteprima del film a Londra. Negli Stati Uniti è stata lanciata una campagna dal nome 50 dollars not 50 shades, per incoraggiare le persone a donare 50 dollari alle associazioni che combattono la violenza domestica invece di spenderli al botteghino. Sono piccole iniziative che probabilmente saranno schiacciate dal rullo compressore del battage mediatico intorno al film, ma sono importanti.
Ma forse la cosa più disgustosa dell’intera vicenda è il cattivo gusto dimostrato nella scelta della data di uscita mondiale del film. Buon san Valentino a tutti!"
Ma non solo. Perché Christian Grey non ricorre agli abusi solo all’interno della sua “stanza segreta”. Dopo il primo incontro segue Anastasia a casa, installandosi in un albergo nei paraggi; quando lei commette l’errore di telefonargli da una festa, piomba lì nell’arco di qualche minuto, presumibilmente perché lei non ha disattivato il servizio localizzazione sul suo smartphone e lui, uomo potente, ha i suoi mezzi. Senza chiederle il permesso, fa vendere il suo vecchio Maggiolino e le regala una coupé rossa fiammeggiante. Le regala anche un nuovo computer per sostituire quello rotto – e la prima cosa che appare quando lei lo accende è un suo messaggio. Quando lei, finalmente preoccupata dal suo controllo ossessivo, torna da Seattle a Savannah, in Georgia, a trovare la mamma (a tre fusi orari di distanza), lui spunta dal nulla, appena dopo averle mandato un sms per dire che non doveva ordinare quel secondo cocktail. La sua reazione? L’accenno di un broncio, niente di più.
Sappiamo tutti come si chiama questo comportamento. È violenza psicologica che può sconfinare in stalking. Il fatto che Anastasia accetti le avances di Christian non cambia niente: lui non le lascia lo spazio per prendere delle decisioni veramente libere.
Si ha l’impressione che forse c’è stata una fase durante la scrittura della sceneggiatura in cui gli abusi di Christian erano ritratti più onestamente. Come abusi. Ma ne sono rimaste poche tracce nella versione finale. Fornire a Christian una backstory in cui ha a sua volta subito degli abusi quando era piccolo, è solo la clausola di recesso di una sceneggiatura disonesta. E lei, tornando sempre da lui, diventa la classica vittima di abusi recidiva. L’idea che una donna può aggiustare un uomo “rotto” con la sola forza dell’amore è una classica illusione, presente in tanti casi di violenza domestica.
In Gran Bretagna, un gruppo che si chiama 50 shades of domestic abuse sta organizzando una protesta per l’anteprima del film a Londra. Negli Stati Uniti è stata lanciata una campagna dal nome 50 dollars not 50 shades, per incoraggiare le persone a donare 50 dollari alle associazioni che combattono la violenza domestica invece di spenderli al botteghino. Sono piccole iniziative che probabilmente saranno schiacciate dal rullo compressore del battage mediatico intorno al film, ma sono importanti.
Ma forse la cosa più disgustosa dell’intera vicenda è il cattivo gusto dimostrato nella scelta della data di uscita mondiale del film. Buon san Valentino a tutti!"
Visto che sia il libro che il film hanno riscosso particolare successo proprio tra il pubblico femminile, c'è da chiedersi come mai, dopo aver tanto lottato per liberarci della discriminazione culturale che ci portiamo dietro da secoli e raggiungere una situazione paritaria fra i sessi (e c'è ancora molto da lottare!), una donna dovrebbe esaltarsi fino ad identificarsi con una schiava sessuale e le sue avventure stereotipate.
Purtroppo, ancora oggi, sono tante le donne che assumono un atteggiamento di sottomissione nel rapporto di coppia e se si pensa che solo in Italia una donna ogni due giorni viene uccisa, una su tre nel corso della sua vita è stata vittima di aggressività maschile e quasi sette milioni hanno subito violenze, un film di questo stampo mi pare altamente diseducativo per le nuove generazioni!
Voi avete letto il libro? Avete visto il film?
Cosa ne pensate?
Questo il link dell'articolo originale: Cinquanta sfumature di abusi
Come te, non ho letto il libro né visto il film. Ma il tuo post mi sembra davvero ottimo e condivisibile. E infatti lo condivido subito :))
RispondiEliminaGrazie Paola!
EliminaBuonanotte
Serena
Ciao Serena, io non ho ne letto il libro ne visto il film, perché sinceramente la trama non mi ha mai entusiasmato e non mi ha nemmeno suscitato curiositá! Ma ne ho sentito parlare anche troppo! Soprattutto da una mia amica che ne é praticamente innamorata! Il tuo articolo é davvero interessante, io la penso come te, peró dovrei leggere il libro o vedere il film per dare un giudizio completo! chissá magari faccio una capatina al cinema e poi torno qui per farti sapere il mio pensiero! Un abbraccio :-)
RispondiEliminaSì, infatti sono soprattutto le donne ad amarlo! Le mie colleghe al lavoro non parlano d'altro!
EliminaMi sa che prima o poi lo leggerò anche io (o guarderò il film) per completezza di informazione....
Ok, se fai la capatina al cinema, torna qui.....sono curiosa di sapere cosa ne pensi :-)
Baci, buonanotte
Serena
Io il libro, visto che da anni continuiamo a venderne a vagoni, ho provato a leggiucchiarlo: una noia mortale e una scrittura da quinta elementare. La letteratura erotica è altro, è Anais Nin, è il marchese de Sade, è Henry Miller. E non è per fare l'intellettuale, anzi io sono di quelli che pensano che è già importante avere un libro in mano, non importa quale, e tanta gente che ha letto le cinquanta sfumature non prendeva un libro in mano dall'ultimo giorno di scuola; però mi ha fatto abbastanza tristezza questo fenomeno editoriale (e cinematografico), come una sorta di liberazione dalle frustrazioni femminili: come dire, non è carino per una signora arrivare in spiaggia con un fumetto di Manara o con le Memorie di un libertino, però l'andare a leggersi le avventure sadomaso di una cenerentola urbana, per di più scritte in modo pessimo, è socialmente accettato. Bell'articolo, sia il tuo che quello di Internazionale :)
RispondiEliminaSì, infatti questa autrice, a 50 anni, nella sua bibliografia non ha nient'altro che questa trilogia! E' sicuramente un prodotto commerciale studiato a tavolino che senza la spinta mediatica che ha avuto non avrebbe venduto neanche una copia! Un prodotto studiato appunto per un pubblico non abituato a leggere....figuriamoci conoscere la vera letteratura erotica, il marchese de Sade o i fumetti di Manara.
EliminaHai ragione.....tanto finto perbenismo e poi, solo perchè tutti lo leggono (o lo guardano), prodotti come questo hanno questo enorme successo, con il benestare di tutti.....tristezza!
Ciao Cri, grazie per il tuo bel commento :-)
Serena
Buongiorno!
RispondiEliminaIo non ho visto il film né letto il libro...ho sentito tanto parlare di entrambi ed ho sempre nutrito il forte sospetto che mi sarebbe venuta l'orticaria ad assistere a cotanta stereotipia del genere femminile visto dalla peggiore delle prospettive.
Grazie per questo bel post, per gli spunti di riflessione che hai offerto, per la determinazione con cui divulghi i tuoi pensieri che, sempre, condivido tanto.
Un abbraccio
Grazie a te Vale!
EliminaUn caro abbraccio, buonanotte
Serena
Ciao Serena, io ho letto il libro e non l'ho trovato niente di che... tanto che non mi ha fatto venire nessuna voglia di leggere gli altri due della trilogia, né tanto meno di guardare il film.
RispondiEliminaSinceramente, l'ho letto senza pensare a tutto il discorso che sta dietro i rapporti di sottomissione della donna rispetto all'uomo, in un clima di attesa per arrivare a capire dove, quando e come mi avrebbe stupita.... ma niente, non è successo.
Comunque non l'ho trovato né coinvolgente né ben scritto e non mi spiego perciò tutto il clamore che ha suscitato.... il potere del marketing forse? Boh. =)
Dani
Ciao Dani,
Eliminagià, penso anche io che il grande successo sia dovuto proprio all'enorme spinta mediatica......e questo per me è molto triste, perchè vuol dire che siamo estremamente manipolabili, ci fanno leggere e guardare ciò che vogliono....e non solo!
Ciao, buonanotte
Serena
Nemmeno io ho letto il libro... pensa che se non era per te non ne sapevo nemmeno dell'esistenza... eh già in alcune cose vivo un po' fuori dal mondo. Devo dire che leggendo il tuo post un po' mi sono fatta una idea. Ahimé, quello che penso è che spesso siamo condizionati dai media, da ciò che va "di moda" o ciò che è strapubblicizzato. A me ad esempio fanno "schifo" parecchie cose che invece piacciono un sacco. Mi rattrista molto vedere che ci sia bisogno di far vedere un rapporto malato per conquistare il pubblico... purtroppo la cosa più triste è che a molti piace proprio questo genere di cose.
RispondiEliminaBeh, se vivi fuori da questo tipo di mondo, meglio così! :-)
EliminaCome ho scritto in risposta all precedente commento, penso che più che condizionati dai media, ci lasciamo proprio manipolare! Anzichè ragionare con la nostra testa, se una cosa piace alla maggior parte delle persone allora piace anche a noi!
Infatti, è triste proprio pensare che questo tipo di storie siano quelle che appassionano la maggior parte delle persone :-(
Buonanotte
Serena
Non ho letto il libro né visto il film. Condivido quello che scrivi e trovo che l'iniziativa di donare 50 dollari alle associazioni invece che buttarli per vedere un film così la trovo una bellissima!
RispondiEliminaUn abbraccione Maria
Ciao Maria,
Eliminaper fortuna esistono queste associazioni che aiutano le donne vittime di violenze e certo questo tipo di libri e film non aiutano a cambiare la cultura maschilista delle quali sono vittime!
Un abbraccio anche a te
Serena
Grazie Roberto per il tuo commento, condivido il tuo pensiero!
RispondiEliminaPenso che purtroppo la nostra cultura porti la maggior parte delle donne a non vivere pienamente e liberamente la propria sessualità e per questo motivo poi le frustrazioni possano trovare sfogo nell'identificazione con il personaggio femminile di un libro/film come questo!
Ciao, a presto
Serena