Una decina di giorni fa sono stata qualche giorno a Londra con mio marito per partecipare alla cerimonia di laurea di mia figlia, che vive lì da sette anni e si è appena laureata in Counselling.
La cerimonia è stata bella ed emozionante (anche se un po' lunghina - c'erano centinaia di laureandi :-) ) e noi siamo particolarmente fieri di lei perchè si è veramente conquistata da sola questa laurea, in ogni senso!
Si è trasferita a Londra inizialmente per fare un'esperienza all'estero, ha cominciato lavorando come nanny (babysitter), che lì è un lavoro molto apprezzato e ben pagato, facendosi una buona reputazione nel giro delle mamme e migliorando continuamente la propria retribuzione.
Dopo qualche anno che era lì e conosceva ormai perfettamente la lingua, le è venuta voglia di iscriversi all'università e, grazie al sistema scolastico britannico, ha potuto frequentare un corso di laurea per lavoratori potendo così continuare a lavorare e mantenersi da sola durante gli studi.
Approfitto per mostrarvi i carinissimi oggetti che ha creato appositamente per questa occasione Daniela di Decoriciclo:
Grazie Daniela! :-)
Anche questa volta abbiamo approfittato per goderci Londra e le sue molte particolarità.
E' una città davvero multietnica, la cosa che più ci è rimasta impressa della cerimonia di laurea è proprio l'enorme varietà di etnie dei laureandi e relative famiglie.........sudamericani, africani, scandinavi, italiani, arabi, insomma persone in rappresentanza di tutto il mondo!
Durante questo nostro soggiorno a Londra siamo stati ospiti in una bellissima casa con un curatissimo giardino i cui proprietari erano in vacanza e che mia figlia ha conosciuto tramite un annuncio in un gruppo online di baratti, regali, collaborazioni, ecc del quartiere dove vive.
Si è trattato praticamente di un baratto.....mia figlia ha badato ai loro due meravigliosi gatti per il periodo in cui loro erano in vacanza e loro ci hanno ospitato gratuitamente nella loro casa, senza neanche conoscerci!
Non è meraviglioso?
Ecco i due socievolissimi gattoni :-)
Londra è una città che noi adoriamo e ci piacerebbe trasferirci lì, ma purtroppo molti legami materiali come il lavoro e il mutuo della casa ci tengono un po' "prigionieri"....
Così nei giorni successivi al nostro rientro a casa mi sono ritrovata a riflettere sul fatto che in realtà i beni materiali ci trattengono dal prendere le decisioni che cambierebbero la nostra vita, ci tolgono in qualche modo la libertà di fare ciò che davvero ci piace, di vivere la vita che davvero vorremmo.
Mi è capitato recentemente di leggere un articolo che racconta la storia di Manuela, un architetto di 55 anni che improvvisamente ha perso il suo lavoro e così ha reinventato la sua vita, affittando la sua casa a Roma e scegliendo di viaggiare per la Polinesia. Lei dice “Invece che dover lavorare per avere un’abitazione, ora è il mio appartamento a mantenermi. Non ho più una casa ma ho la libertà”.
Ultimamente sempre più spesso si leggono sui giornali notizie di persone che a 40 o 50 anni si ritrovano senza lavoro perchè l'azienda dove hanno sempre lavorato ha chiuso o ha ridotto il personale o perchè dopo tanti anni di sacrifici sono stati costretti a chiudere la loro attività e sopraffatti dallo sconforto si tolgono la vita.....ma a che punto di annullamento personale siamo arrivati se ci identifichiamo solo con il nostro lavoro? Ci attribuiamo un valore solo se abbiamo un lavoro? Siamo il nostro lavoro?
L'articolo sulla storia di Manuela mi ha fatto riflettere, mi ha fatto
capire che siamo noi a voler restare ancorati alle nostre certezze, che
ci danno una falsa sicurezza, quelle certezze che crediamo di dover
avere per condizionamento culturale, come un lavoro fisso a tutti i costi,
una casa che richiede 30 anni di mutuo, la macchina nuova a
rate.....tutte cose che ci obbligano a lavorare molto per essere
mantenute, a fare un lavoro che magari neanche ci piace, che non ci lascia tempo libero e non ci permette di vivere la vita che veramente vorremmo.
E allora forse bisogna trovare la forza di ribaltare tutto e ricominciare da capo, magari mettendo da parte le abitudini, anche se non è facile soprattutto quando si è già in età avanzata e cambiare il modo di guardare la realtà, guardare con nuovi occhi che forse ci permetteranno di vedere opportunità prima invisibili e ci porteranno a raggiungere mete che sembravano irraggiungibili.
E così anche le circostanze della vita che ci apparivano
avverse possono diventare lo stimolo per reinventarci e far emergere ciò
che veramente siamo!
Quello che ci inchioda sono le nostre abitudini, abbiamo paura del nuovo, di perdere le nostre certezze che poi non sono mai reali, sono sempre illusorie!
Spesso, anche senza essere costretti a reinventarsi una vita a causa di circostanze esterne, la voglia di cambiamento arriva improvvisa e dirompente e almeno una volta sarà capitato a tutti di dire: “Mollo tutto e parto”, a me moltissime! :-)
C'è anche chi sceglie di lasciare un lavoro, invece che “farsi lasciare” da un lavoro che non lo soddisfa, per dedicarsi ad altri progetti.
Il desiderio di cambiare radicalmente vita può significare aprire un'attività in proprio, cercare il lavoro dei propri sogni, trasferirsi all'estero, viaggiare intorno al mondo....tutte cose facili da fare a 20 o 30 anni ma decisamente più difficili a 40 o 50 anni quando magari si sono fatti sacrifici per avere una vita stabile, un lavoro, una casa.
Ma se ci si sveglia al mattino per andare al lavoro infelici e si torna dal lavoro infelici, vale la pena sacrificare la propria felicità per questa presunta "stabilità"?
Alla fine la decisione è solo nostra, si tratta di abbandonare le nostre certezze e le nostre abitudini perchè per cambiare veramente vita, bisogna prendersi qualche rischio ed uscire dalla propria zona di comfort, per conquistare la vera libertà bisogna avere il coraggio di rimettersi in gioco e spesso bisogna anche essere disposti a rischiare qualcosa.
Seguire i desideri più profondi e realizzare i propri sogni nel cassetto è possibile, bisogna almeno provarci, bisogna trovare il coraggio di scappare dalla propria quotidianità e di andarsi a prendere quella felicità alla quale tutti abbiamo diritto!
Noi ancora non abbiamo trovato questo coraggio ma ci stiamo lavorando :D
E voi cosa pensate di questo argomento?
Vivete la vita che desiderate o vorreste cambiarla ma vi sentite anche voi un po' prigionieri delle abitudini e dei condizionamenti culturali?
Ad ogni rinfresco della mia pasta madre cerco nuovi modi di utilizzarla e un po' di tempo fa avevo trovato in un blog che seguo la ricetta per le friselle pugliesi.
Sapete cosa sono?
Sono delle specie di grandi taralli fatti con la farina di frumento, cotti in forno e poi tagliati a metà orizzontalmente e biscottati.
Le friselle si conservano secche e prima di essere consumate si inumidiscono sotto l'acqua e poi si condiscono preferibilmente con pomodoro fresco, olio, sale e origano.
Sono buonissime!!!!
Ormai le faccio una volta sì e una no che rinfresco la mia pasta madre e tutti quelli che le hanno assaggiate se ne sono innamorati :-)
Sono perfette per un aperitivo, uno spuntino, ma anche per una
cena alternativa.....noi abbiamo fatto una cena a base di friselle e
verdure grigliate (zucchine, melanzane e peperoni) accompagnando il tutto con una buona birra e vi assicuro che è stata una delle cene più soddisfacenti!
La ricetta originale, dicevo, è di Pots & Pans, io ho fatto qualche modifica....ho usato il malto al posto dello zucchero nella preparazione del lievito, ho ridotto un po' la quantità di acqua ed ho variato leggermente la modalità di preparazione.
Se volete anche voi provare a fare questa bontà con il prossimo rinfresco di pasta madre, ecco la ricetta:
Ingredienti:
per il lievito:
50 gr. di pasta madre
1 cucchiaino di malto di riso (o altro malto)
100 gr. di farina integrale di frumento
100 gr di acqua
per le friselle:
500 gr di farina integrale di frumento
300 gr. circa di acqua
1 cucchiaino di sale
La sera prima preparate il lievito sciogliendo la pasta madre in 100 gr di acqua con un cucchiaino di malto, quindi aggiungete 100 gr di farina integrale e amalgamate bene. Otterrete un impasto piuttosto liquido, quello sarà il lievito che dovrete mettere in un contenitore chiuso e lasciare attivare fino al giorno seguente. In inverno si può lasciare ad attivare a temperatura ambiente, mentre in estate si può mettere in frigo.
Il giorno dopo versate in una ciotola il lievito preparato la sera precedente e scioglietelo nell'acqua. Vi consiglio di versare una quantità di acqua leggermente inferiore (ad esempio 250/260 gr) e di aggiungerne poi eventualmente successivamente, se l'impasto lo richiede......spesso dipende dal tipo di farina, alcune richiedono più acqua altre meno.
Una volta sciolto il lievito nell'acqua versate 2/3 della farina nella ciotola (circa 350 gr) e mescolate con un cucchiaio di legno.
Quando il lievito sarà ben incorporato alla farina, aggiungete il sale ed amalgamate ancora.
Quindi aggiungete la restante farina ed impastate vigorosamente a mano, fino ad ottenere un impasto morbido e compatto. Se necessario aggiungete altra acqua.
Infarinate la ciotola, metteteci dentro l'impasto, coprite con un canovaccio e lasciate lievitare a temperatura ambiente per tre ore (in inverno potete aiutare la lievitazione mettendo la ciotola nel forno spento con la lampadina accesa).
Trascorso il tempo della prima lievitazione prendete l'impasto e dividetelo in 6 pezzi. Con ogni pezzo formate un salamotto e con questo formate una ciambella, unendo le due estremità.
Rivestite una teglia con carta da forno e appoggiateci sopra le sei ciambelle ottenute. Io uso due teglie e metto tre ciambelle per ogni teglia perchè lievitando crescono parecchio e se sono troppo vicine non hanno spazio.
Coprite con un canovaccio e lasciate lievitare un'altra ora.
Quindi infornate in forno già caldo a 200° e cuocete per circa 20 minuti.
Lasciate raffreddare le ciambelle e poi tagliatele orizzontalmente e posizionatele con il lato del taglio verso l'alto sulla teglia rivestita con carta da forno .
Riscaldate il forno a 160° e fatele biscottare per circa 20 minuti, inserendo la funzione grill ventilato negli ultimi 10 minuti in maniera che vengano belle croccanti e dorate.
Quando si saranno raffreddate molto bene potrete chiuderle in un sacchetto di plastica per alimenti, io uso quelli per il surgelamento.
Ho provato a conservarle in un sacchetto di carta, quello del pane, ma hanno preso umidità e si sono un po' ammollate, mentre con i sacchetti da gelo restano belle croccanti.
Prima di mangiarle, passatele un secondo sotto il rubinetto dell'acqua e lasciate sgocciolare quella in eccesso, quindi mettetele in un piatto e conditele secondo il vostro gusto.....
Anche se il condimento ideale resta quello con pomodori a pezzettini, sale, olio extravergine di oliva e foglie di basilico o origano.......veramente squisite!
Con questo post partecipo a Integralmente , la raccolta di ricette con farine e cereali integrali di Daria
Oggi vi voglio parlare di un libretto molto bello, un piccolo manuale di fai da te ecologico che vale molto di più del suo piccolo prezzo di vendita!
Il libretto di cui vi parlo è una piccola guida all'autoproduzione creativa, si tratta di "Io lo so fare" di Marinella Correggia.
Una piccola guida nelle dimensioni ma un grande e prezioso strumento di libertà ed autonomia, per chi vuole riappropriarsi della cultura del "saper fare", non come passatempo, ma come piacere personale, dovere eco-sociale per coltivare una sana indipendenza dal mercato e dalla società dei consumi.
Una guida all'autoproduzione creativa, dal cibo ai vestiti, dai prodotti di bellezza alla cancelleria, dall'energia ai più svariati oggetti di uso quotidiano, oltre a numerosi consigli per combattere gli sprechi, risparmiare energia e consumare meno e meglio.
L'introduzione di Francesco Gesualdi, "L'indipendenza del fare" è molto interessante e vale certamente la pena di essere letta. Eccone uno stralcio:
"Se vivessimo in un sistema normale, pensato per servire i bisogni della gente, non esisterebbero i supermercati e produrremmo molte più cose da soli. Ma la normalità non è più di questo mondo perchè un morbo si è impadronito dei potenti facendo sprofondare l'intera società nella follia. Il morbo si chiama "sindrome ossessiva da crescita" e si manifesta con l'istinto a produrre e a buttare in un crescendo continuo. Il tutto per soddisfare un'altra mania, che poi è alla base di tutto, il desiderio irrefrenabile di ampliare le vendite in vista di profitti crescenti. Mentre la follia continua a spadroneggiare come se fosse il migliore dei mondi possibili, i segni della degenerazione si registrano ovunque.
L'acqua scarseggia, la capacità di rigenerazione dei pesci non regge il ritmo di pesca, i pozzi di petrolio si stanno prosciugando e mentre si programma di affamare milioni di esseri umani con l'idea di trasformare il cibo in carburante, divampano guerre per assicurarsi il controllo delle ultime risorse rimaste. Intanto i rifiuti si accumulano e nel tentativo disperato di eliminarli li bruciamo producendo diossina, nanoparticelle e altre sostanze cancerogene, senza parlare della famigerata CO2, che ormai ha raggiunto livelli tali da avere compromesso il clima e molti altri equilibri naturali.
...........il sistema non si ferma di fronte al disastro annunciato e imperterrito continua a gridare "crescita o morte" non curante di aver raggiunto le dimensioni del pachiderma che non riesce neanche più a muoversi.
........a più rifiuti contrappone più inceneritori, a più malati più farmaci, a più inondazioni più muri di contenimento.
Non è chiaro se riusciremo ad uscire da questo gioco perverso, ma se una possibilità c'è, si trova nelle mani di chi ha aperto gli occhi, il lavoro da svolgere è enorme, il sistema non si rivoluziona in un giorno.....serve informazione e la denuncia per diffondere la conoscenza che motiva l'azione. Serve la mobilitazione popolare per ottenere dalla politica nuove regole e le piccole trasformazioni che possono delineare un'inversione di marcia. Serve la riflessione collettiva per tracciare un nuovo orizzonte e indicare come può funzionare un nuovo sistema non più orientato verso la crescita. Oggi il sistema è in una botte di ferro non solo perchè le imprese sono sul ponte di comando, ma perchè si è radicata l'idea che la crescita ha poteri salvifici. C'è la disoccupazione? Serve più consumo. I salari sono più bassi? Serve più produttiività. C'è disuguaglianza? Serve più ricchezza da distribuire. C'è carenza di servizi pubblici? Serve più gettito pubblico.
......non possiamo limitarci alla critica del presente, ma dobbiamo proiettarci nel futuro usando al tempo occhiali per vedere lontano e vicino. Serve il binocolo per scrutare l'orizzonte di un'altra economia, organizzata all'insegna della sobrietà e serve la lente per mettere a fuoco i percorsi del presente e imprimere una sterzata.
Ma l'impegno politico non deve farci dimenticare la dimensione personale. E' importante assumere da subito comportamenti coerenti, non foss'altro perchè la testimonianza ha una grande forza di persuasione.
......Come mostra questa piccola guida, spesso si tratta di iniziative semplici, ma di grande portata. Bevendo acqua del rubinetto, usando detergenti leggeri, andando in bicicletta, coltivando la nostra insalata, preparando le nostre marmellate, risparmiamo petrolio per i trasporti, produciamo meno anidride carbonica, evitiamo imballaggi, produciamo meno rifiuti. Prove tecniche di sostenibilità, ma anche di economia fuori mercato, l'economia del fai da te che riducendo la dipendenza dal denaro libera dalla schiavitù del lavoro dipendente.
.....In fondo interrompere la spirale della crescita non è poi così difficile: basta smettere di pensare con la testa del mercante e tornare a ragionare con la nostra."
Questa è quindi una guida per riappropriarsi della saggezza del fare, del saper costruire da sé il necessario e allo stesso tempo non acquistare ciò che è superfluo, per coltivare la propria indipendenza, smettendo di essere consumatori passivi incastrati nel perverso ingranaggio della civiltà dei consumi!
Oltre al piacere personale che ci regala, l'autoproduzione è anche un dovere eco sociale perchè consumare meno e meglio e produrre di più in prima persona ci fa fare un passo avanti verso il superamento di un sistema di produzione ed un consumo ingiusto e distruttivo.
L'autoproduzione, che ci permette di sganciarci almeno parzialmente dal sistema, ha ancora più valore se utilizza materie prime a carattere ecologico, se riutilizza materiali usati e se la realizzazione prevede processi il più possibile manuali e non inquinanti.
In questa guida troverete molti consigli ed indicazioni di vario genere, con segnalazioni di interessanti siti web.
Troverete indicazioni per produrre alimenti anche senza terra, sul balcone, negli orti cittadini condivisi e per coltivare germogli.
Troverete la ricetta del pane cotto al sole, del dentifricio in polvere, del deodorante al bicarbonato ed olii essenziali e del detersivo per i piatti.
Troverete le indicazioni per fare il sapone e per costruire la cucina solare portatile, per creare buste con fogli di giornali e riviste e per fare la colla di riso, per fare l'inchiostro con l'orzo e con le bacche di sambuco.
Troverete anche consigli ed idee per fare le borse in tela per la spesa riutilizzando stoffe avanzate, vecchie camicie o vecchie gonne, oppure per creare sacchetti regalo con le maniche delle vecchie camicie o gioielli vegetali utilizzando bacche, noccioli e resine.
Troverete anche le giuste indicazioni per utilizzare gli scarti organici creando il fertilizzante per eccellenza, il compost....anche sul balcone!
Insomma, un piccolo libro ma di grande portata!