domenica 30 agosto 2015

Diario di una famiglia VEGAN

Come avrete potuto notare l'intervallo di tempo tra la pubblicazione di un post e l'altro si è notevolmente allungato......ebbene sì, me la sto prendendo comoda! :-)
E' un periodo che ho voglia di rallentare, di godermi anche altre cose e di scrivere sul blog solo quando mi va di condividere qualcosa. In passato a volte mi sono trovata a scrivere un post quasi per obbligo perchè era già passato qualche giorno dalla pubblicazione del precedente, ma mi sono resa conto che non ha molto senso pubblicare ad ogni costo perchè il blog è nato come spazio di condivisione, come luogo per riordinare i pensieri, le esperienze, i saperi, ma anche come un mio spazio per scrivere con piacere, rilassandomi e se diventa un obbligo non mi rilasso più :D
In quest'ultimo periodo ho passato un po' di tempo con mia figlia che è venuta in vacanza qui da noi e mi sono dedicata alla lettura....finalmente sono riuscita a leggere qualche libro che avevo acquistato e volevo leggere da tempo, ma non riuscivo mai a prendermi delle pause per farlo.

Oggi vi voglio parlare di una delle mie ultime letture, l'autrice è Lucia Valentina Nonna, ovvero Lucy del blog La Balena Volante e il libro si intitola Diario di una famiglia vegan.

Quello che vedete nello sfondo, dietro il libro, è uno dei bellissimi scendiletto che Lisa di Il Mondo di Tabitha ha fatto per me :-)

Un libro sulle motivazioni etiche, ambientali e salutistiche della scelta vegan, ma anche un manuale pratico su come fare la spesa, come cucinare e come mangiare in maniera sana.
Lucy racconta in prima persona la sua esperienza, rispondendo alle molte domande che spesso vengono poste ai vegani, ad esempio "dove prendi le proteine, il calcio e il ferro?" oppure "come fai a fare i dolci senza latte e burro?" o anche domande tipo "ma le piante non soffrono?" o "non è più importante salvare i bambini che muoiono di fame in Africa anzichè gli animali?".
Consiglio questo libro a chi vuole capire le motivazioni etiche di chi ha fatto la scelta vegan, ma anche a chi questa scelta l'ha appena fatta e si chiede dove e come fare la spesa, come sostituire alcuni alimenti come ad esempio le uova, se e come integrare la vitamina B12 e molte altre domande, alle quali troverà le giuste risposte in questo gradevolissimo libro.
Il libro è scritto in maniera molto simpatica e ci si trova a sorridere spesso durante la lettura degli aneddoti raccontati da Lucy, soprattutto quelli che riguardano sua nonna :-) , e riesce perfettamete nell'intento di parlare della scelta vegan in maniera semplice e accessibile a tutti.

Per farvi capire quanto può essere illuminante e allo stesso tempo divertente leggere il libro di Lucy, vi riporto qui la sua presentazione, ovvero il capitolo  
0. Non mangio animali innanzitutto perchè per me sono compagni di vita, non cibo

"Mi presento. Sono Lucia, anche se tutti mi chiamano Lucy. Mi piace la musica del Beatles, camminare scalza, i film di Woody Allen, Wes Anderson e Wim Wenders, l'odore della biancheria stesa al sole ad asciugare, indossare calzini spaiati, gli alberi di natale addobbati stile ammerigano, i mercatini delle pulci, Berlino, le mostre fotografiche, parlare con gli animali (tutti!) e le piante, svegliarmi presto la mattina (una volta all'anno), correre (idem), i gins, i magneti appiccicati al frigo, i libri di Tondelli, sognare ad occhi aperti, le poltrone dei cinema.
Ecco, in ordine casuale, alcune delle cose che mi piacciono.
Uh, purtroppo per me non so resistere al pane appena sfornato e ai dolci. Perché sì, i vegani mangiano anche i dolci....a meno che non siano vegani e salutisti, ma non è il mio caso.
La scoperta dei dolci vegan comunque è stata una sorta di rivelazione; prima di addentrarmi in questo mondo infatti avevo le idee parecchio confuse. Pensavo che i vegani si cibassero solo di bacche provenienti dalle vette più alte dell'Himalaya, alghe rarissime, muschi e licheni. Pensavo che l'hummus fosse una specie di muffa, che essere vegano volesse dire anche fare yoga ed essere buddista. Insomma, mai avrei immaginato che essere vegani potesse significare mangiare cose comuni e meno che mai pensavo che fosse possibile preparare pasticcini, panettoni, colombe, ciambelle senza utilizzare derivati animali come burro, latte e uova. E se anche fosse stato possibile, di certo avrebbero assunto un sapore orrendo. Di blob. Oppure di cartone pressato. Non che abbia mai assaggiato della bava di ectoplasma né la carta, però immagino che il sapore debba essere molto simile a quello.
Col tempo, per fortuna, mi sono dovuta ricredere su tutto. Persino sui dolci.
In realtà non esiste un "vegano", ma tanti modi per vivere questa scelta, purché non si faccia uso in alcun modo di animali e derivati, non soltanto nell'alimentazione, ma neppure nell'abbigliamento o in altro modo. Quindi ci sarà da qualche parte del mondo un vegano hippy e pallidino, ma ci sono anche energumeni nerboruti, come Alexey Voyevoda, il campione olimpico vincitore dell'oro nel bob a Sochi 2014.
Non tutti i vegani mangiano cose "strane", come tofu, tempeh, hummus, mopur, seitan; questi alimenti infatti sono solo una piccolissima parte dell'alimentazione vegan e a dirla tutta non sono neppure necessari.
In sintesi chi è vegano non mangia animali (nemmeno tonno, prosciutto, etc...) né derivati come uova, latte, formaggi, burro, miele.
Cosa rimane? Niente panico, anche una pasta al pomodoro è vegan, o un risotto con lo zafferano, una pizza alla marinara....molti dei piatti che consumiamo normalmente sono già vegan, solo che spesso non ci facciamo neppure caso.
La dieta vegan è essenzialmente vegetaliana, ovvero basata su vegetali come frutta, verdura, legumi, semi e cereali.
Perché ho scelto di diventare vegan? la mia è una scelta innanzitutto etica: non mangio animali perché per me sono compagni di vita, non cibo. Col tempo mi sono poi trovata ad approfondire altri aspetti, come quelli legati alla salute dell'uomo e del Pianeta.
Questa è la mia esperienza, ma c'è anche chi si avvicina a questo stile di vita per altre ragioni, anche molto diverse tra loro. c'è chi parte dal buco dell'ozono o chi attraverso gli occhi del proprio cane o gatto riconosce la sensibilità di tutti gli animali e smette di mangiarli, e ancora chi ha avuto problemi di salute e si è visto prescrivere una dieta vegan, come un amico che soffriva di emorroidi. Per me le motivazioni sono tutte egualmente valide, non c'è molta differenza tra le emorroidi e il buco nell'ozono: in ogni caso si tratta di non contribuire con il proprio comportamento al massacro di milioni di animali, visto che a noi non serve mangiarli e a giovarne sarà la nostra salute, la loro e quella del Pianeta.
Spesso capita che le persone che incontro siano incuriosite da questa scelta.
Da dove prendi le proteine?
Ma quindi .... non mangi nemmeno il tonno o il prosciutto?
Cosa mangiano i vegani....solo erbetta?
Cosa mangi oltre alla soia?
Esiste il ferro nei vegetali?
Sì, ma il latte fa bene...serve alle ossa! Da dove prende il calcio un vegano?
Come faccio a sostituire le uova? Io ai dolci proprio non posso rinunciare!
Queste sono solo alcune delle domande più frequenti che mi sono sentita rivolgere negli ultimi anni. Da qui è nato prima un blog e successivamente questo libro, con l'intento di parlare della scelta vegan in modo semplice e accessibile a tutti, partendo dalla mia esperienza, che ha coinvolto (o forse sarebbe meglio dire travolto...) tutta la mia famiglia: mamma, fidanzato, cugini, parenti, amici e poi vicini di casa, compagni di università, colleghi di lavoro....
L'intento non era quello di scrivere un testo scentifico, ma di restituire e condividere la mia quotidianità. Per approfondire questioni specifiche legate alla salute ho segnalato nei vari capitoli e in fondo al libro alcuni riferimenti di studi affidabili svolti da medici, ricercatori e associazioni. In queste pagine ho voluto piuttosto raccontare la mia esperienza, con semplicità, per arrivare a quante più persone possibile e soprattutto a chi è alle prime armi, ecco.
Spero che questo libro possa soddisfare la vostra curiosità, magari invogliandovi a proseguire nelle ricerche.
Perchè essere vegan si può, in ogni stadio della nostra vita, anche se si fa sport. A trarne beneficio sarete non solo voi, ma anche gli animali e l'ambiente!
E ora .....buona lettura!"

Vi è venuta voglia di leggerlo? A me è piaciuto molto e quindi ve lo straconsiglio!!!!! Anche se non siete vegani, ma siete incuriositi dall'argomento e volete sapere qualcosa in più su questi "strani" vegani :D ..... amplierà il bagaglio delle vostre conoscenze su una filosofia di vita che fortunatamente sta coinvolgendo sempre più persone nel mondo.
 

lunedì 17 agosto 2015

Ketchup fai da te




Tempo fa ho trovato sul blog La Regina del Sapone la ricetta per fare la salsa ketchup in casa.
E' stata una fantastica scoperta perchè, vi assicuro, è il ketchup più buono che abbia mai assaggiato!
Infatti l'unico problema è che finisce troppo presto, è così buono che vien voglia di metterlo su tutto!
Ieri l'ho fatto per l'ennesima volta ed ho pensato di condividere la ricetta qui sul blog, perciò se vi va di provare, vedrete resterete certamenti soddisfatti del risultato.

Ecco cosa serve:

- 400 gr di cipolle di Tropea
- 1 spicchio d'aglio 
- 2 bottiglie da 700 g. di passata di pomodoro
- 3 cucchiaini di senape in polvere
- 6 chiodi di garofano
- 2 cucchiaini di paprika
- 2 o 3 peperoncini cornetti secchi (o anche più se vi piace più piccante)
- 3 cucchiaini di sale marino integrale
- 200 ml di aceto di mele (nella ricetta originale viene usato quello di vino bianco, ma io preferisco quello di mele)
- un po' di succo di limone (circa un cucchiaio)
- 140 gr di zucchero di canna (io ho usato il Dulcita)

Ecco come procedere:

Affettare le cipolle e pulire uno spicchio d'aglio, metterli entrambi in una pentola di acciaio con il fondo spesso così da evitare che la salsa si attacchi al fondo durante la lunga cottura.
Aggiungere la senape, i chiodi di garofano e la passata di pomodoro e mescolare.
Accendere il fuoco e lasciare cuocere a fuoco dolce per 30 minuti da quando raggiunge il bollore.
Quindi frullare la salsa con un frullatore ad immersione fino a renderla bella liscia.
Aggiungere la paprika, i peperoncini, il sale, l'aceto, il succo di limone e 100 gr. di zucchero di canna (quello restante si aggiungerà successivamente).
Mescolare e accendere nuovamente il fuoco molto basso sotto la pentola.
Mettere un coperchio ma non completamente chiuso, lasciando uno spiraglio affinchè l'acqua possa evaporare e la salsa si possa addensare.
Lasciare cuocere per un'ora da quando ricomincia a bollire, mescolando spesso affinchè non si attacchi.
Quindi frullare nuovamente e poi lasciare cuocere per un'altra ora, sempre mescolando all'occorrenza.


Infine aggiungere i 40 gr. di zucchero rimasti, mescolare e lasciare cuocere per ancora 10 minuti.
Spegnere il fuoco e lasciare raffreddare la salsa completamente con il coperchio appoggiato solo in parte in maniera che l'acqua continui ad evaporare.
La salsa deve risultare piuttosto densa.


Nel frattempo sterilizzare i barattoli prescelti (io utilizzo i barattoli in vetro dei succhi di frutta con tappo a capsula e sono perfetti da usare anche a tavola) immergendoli in acqua fredda dentro una pentola e poi portando ad ebollizione e facendo bollire per circa 20 minuti. Toglierli quindi dall'acqua e lasciarli asciugare capovolti.
A questo punto, quando la salsa si sarà raffreddata, si possono riempire i barattoli con l'aiuto di un imbuto.




Chiudere bene i barattoli e sistemarli, avvolti in strofinacci affinchè non si rompano con la bollitura, in una pentola per un' ulteriore sterilizzazione. 
Ricoprire i barattoli con acqua, portare ad ebollizione e lasciare bollire per 30 minuti.


Lasciare raffreddare completamente i barattoli dentro l'acqua prima di tirarli fuori dalla pentola.
A questo punto si possono etichettare e conservare i nostri barattoli di ketchup :-)
Una volta aperto questo ketchup si conserva in frigorifero e va consumato entro 30-40 giorni.
E' perfetto da mettere sulle patatine, ma anche su altre pietanze come i bastoncini di ceci :D

domenica 9 agosto 2015

La decrescita per riscattare la nostra libertà



Ok, l'ho già detto....il mio lavoro non mi piace, perciò forse sono un po' prevenuta nelle mie considerazioni sul lavoro, però in questi giorni stavo riflettendo sul detto "il lavoro nobilita l'uomo".......
e ho pensato: ma davvero?!???!?!??
Quaranta o più anni passati in fabbrica o in ufficio per 8 o 10 ore al giorno,  viaggi in auto o metropolitana e pranzi fatti al bar con un panino o in una saletta aziendale con la "schiscetta" portata da casa nobilitano davvero? 
E' davvero necessario buttare così tutto quel tempo a fare qualcosa che non è in linea con il nostro "essere" e il nostro "sentire" per guadagnare mille euro al mese?
Quei mille euro al mese che spendiamo per riempire di cose inutili il carrello del supermercato approfittando di offerte 3x2 oppure per comprare a caro prezzo il vestito firmato, l'ultimo modello di cellulare o la macchina nuova a rate.

Il consumo è considerato il criterio per misurare il livello di sviluppo di una società, ma questo ha senso solo se questo consumo è legato ai reali bisogni di una società, mentre quando i bisogni sono in realtà bisogni indotti e diventano capricci non si sta più misurando se quella società ha una vita dignitosa e di buona qualità, ma solamente il guadagno ed il potere delle aziende che producono beni.
Abbiamo creato questo sistema economico e continuiamo ad alimentarlo restandone schiavi e se non ci adeguiamo ci sentiamo diversi, se viviamo al di sotto delle nostre possibilità economiche e non compriamo compulsivamente quasi ce ne vergognamo.
Non sappiamo neanche più attribuire il giusto valore alle cose che compriamo, ma se questo valore lo misurassimo con le ore del nostro lavoro che sono occorse per comprarle ci renderemmo conto della nostra schiavitù!



Un sistema basato sulla crescita ed il consumismo non migliora le condizioni di vita, ma accentua le diseguaglianze socio-economiche della popolazione. 

Credo sia davvero ora, in questo momento storico, di fermarsi a riflettere sul fatto che basterebbe consumare meno e meglio per poter lavorare meno e godere meglio del tempo libero che ne consegue, ottenendo così una migliore qualità di vita.
E' essenziale capire che il lavoro dovrebbe permetterci di vivere e migliorare le nostre condizioni di vita, non renderci schiavi solo per poterci sentire parte del branco di consumatori!
La mancanza di informazione ci rende plasmabili e fonte di guadagno per i potenti del mondo.
Spesso si pensa che come singoli non si possa fare alcuna differenza e così non si fa nulla per cambiare,  ma i nostri gesti quotidiani e le nostre scelte sono importantissimi per riuscire a cambiare il sistema e a migliorare le condizioni di vita dell'intera umanità, degli animali e dell'ambiente.

Una delle più importanti scelte che facciamo quotidianamente è quella di come fare la spesa.
Ad esempio scegliere di non comprare prodotti di marche pubblicizzate significa risparmiare il costo aggiuntivo della pubblicità che è sempre incluso nel prezzo di vendita e ricade sempre sul consumatore. Spesso si dà più credito al nome di un prodotto solo perchè lo si è visto e stravisto in TV,  che non alla sua reale qualità.
Comprare un inquinantissimo detersivo per la lavatrice di una marca famosa e strapubblicizzata perchè è in offerta 3x2 non significa risparmiare dei soldi, ma solamente continuare a girare in quel diabolico vortice creato appositamente dagli esperti di marketing per tenerci schiavi delle loro strategie di mercato.
Le offerte in realtà servono a farci comprare di più di quanto abbiamo bisogno.....se compriamo tre prodotti perchè il terzo è in offerta a solo un euro, ma in realtà ce ne serviva solo uno stiamo facendo il loro gioco. 
Spesso poi bisognerebbe domandarsi cosa significa, da un punto di vista etico, riempire il carrello con marchi conosciuti spendendo il  meno possibile. 
Partiamo dal presupposto che dove ci sono grandi interessi economici non c'è spazio per l'etica e ci renderemo conto che per vendere quei prodotti così a buon mercato si è risparmiato sulle materie prime, sui salari e la sicurezza dei lavoratori.
E spesso proprio quelle multinazionali senza scrupoli in cui non vi è spazio alcuno per etica e/o morale, lanciano campagne pubblicitarie a sostegno di progetti di aiuto dei Paesi poveri per pura questione di immagine che li aiuterà ad aumentare le vendite, oppure si inseriscono nel circuito dei prodotti equi e solidali o ecologici senza condividerne i valori ma solo per entrare in quelle nicchie di mercato....detersivi pubblicizzati come ecologici solo perchè se ne può usare una minima quantità, automobili definite ecologiche solo perché bruciano meno benzina .... l'ecologia, che dovrebbe essere un principio etico, è stata fatta diventare una moda per sfruttarne il mercato! 

Molti pensano che mangiare sano e biologico costi troppo, invece nutrirsi in maniera sana è anche un modo per risparmiare oltre a mantenere in salute noi e il Pianeta. 
Consumare prodotti naturali, locali, biologici e di stagione ci farà spendere meno ed inquinare meno, perchè eviteremo di acquistare tutti quei prodotti confezionati o che arrivano da lontano, che ci fanno male e costano molto....... acquistare frutta e ortaggi fuori stagione significa acquistare prodotti che arrivano da Paesi lontani e ciò ha un costo molto elevato sia in termini economici che ambientali a causa del petrolio necessario al loro trasporto, così come le merendine e tutti i prodotti da forno, pieni di olio di palma,  causa di enormi problemi sia alla nostra salute che all'ambiente. 
Preparare in casa sane merende, come una torta, una barretta di cereali o un gelato partendo dalle materie prime ci aiuterà certamente a risparmiare e a mantenerci in salute.

L'autoproduzione è la soluzione migliore in ogni campo, a partire da quello alimentare e ci permette davvero di renderci indipendenti, almeno in parte. 
Autoprodurre il pane e gli altri cibi partendo dalle materie prime, i prodotti per l'igiene personale e della casa e altri svariati oggetti di uso comune ci rende più autonomi oltre che più sicuri su cosa mangiamo e mettiamo sulla nostra pelle.

La situazione degli acquisti indotti è ancora peggiore se si parla di auto, elettrodomestici, televisori ed articoli vari di elettronica perchè con supervalutazioni dell'usato e pagamenti dilazionati ci inducono ad acquistare ciò che è davvero superfluo e che magari è anche caro, pur essendo prodotto a un costo reale molto inferiore ottenuto risparmiando sulla manodopera in Paesi dove non esistono tutele per i lavoratori. Senza considerare che sostituendo un bene ancora funzionante produciamo una maggiore quantità di rifiuti che poi andranno smaltiti e finiranno probabilmente ad inquinare quegli stessi Paesi del terzo mondo dove sono stati prodotti.
Come si dice......cornuti e mazziati!!!
Aggiungiamoci pure che per produrre beni superflui continuiamo ad estrarre risorse dal pianeta come se fossero inesauribili!

Un'altra importantissima scelta che possiamo fare nel nostro quotidiano è quella di liberarci della TV o quantomeno di ridurre il tempo passato davanti ad essa, che tra messaggi pubblicitari e programmi demenziali condiziona la nostra mente ed è la causa principale del nostro sonno della ragione. 

Anche utilizzare meno l'automobile e quando possibile utilizzare i mezzi pubblici, il car sharing, la bicicletta o semplicemente camminare a piedi è un modo per attuare una sana decrescita utile a noi, all'ambiente e alle nostre tasche.

Persino fare un regalo ad un amico può trasformarsi in una scelta etica, evitando di acquistare articoli prodotti in serie e scegliendo invece oggetti prodotti artigianalmente da qualche bravo creativo o, meglio ancora, autoprodotti da noi stessi. Sarà certamente un dono originale e molto più apprezzato!

Risparmiare le risorse è un altro importante passo verso una sana decrescita. 
Si può risparmiare acqua chiudendo il rubinetto mentre ci si lava i denti o preferendo la doccia al bagno o ancora dotando il proprio orto di impianto a goccia e, anche se molti non lo sanno, si risparmia acqua anche smettendo di mangiare carne perchè per produrre un chilo di carne bovina occorrono più di 15000 litri di acqua, mentre ne bastano circa 1500 per produrre un chilo di riso.
Si può risparmiare energia elettrica semplicemente spegnendo le luci quando si esce da una stanza (sembra banale ma mi sono resa conto che moltissimi non lo fanno!) oppure utilizzando lavastoviglie e lavatrice solo a pieno carico e negli orari serali se si ha la tariffa bioraria.

La crescita illimitata, che punta solo al profitto ha conseguenze disastrose per l’ambiente e per l’umanità.

Eliminare gli sprechi, combattere l'obsolescenza, riciclare e riutilizzare, autoprodurre, coltivare un orto, acquistare prodotti locali, evitare i supermercati, comprare frutta e verdura direttamente dai contadini, fare la spesa nei negozi del biologico e del circuito equo e solidale, rivalutare il baratto e l'economia del dono significa vivere in modo sostenibile ed è questo il significato del termine "decrescita".
Tutto questo ci permette di ridurre i nostri acquisti e quindi il tempo dedicato al lavoro, lasciandoci più tempo da dedicare a noi stessi, ai rapporti interpersonali e a fare ciò che ci appassiona. E questo aumenterà certamente la qualità della nostra vita, molto più che possedere oggetti superflui.



La decrescita è anche un modo di riscattare la propria libertà e la propria indipendenza!


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